Genova, 22 luglio 2001: scuola Diaz ore 23.30. Si scatena l’inferno
Sono arrivato alla scuola Diaz, grazie al suggerimento di una signora. Erano circa le 20.00 e dopo avere trovato posto vicino alla porta d’entrata, sono uscito per mangiare qualcosa. Rientro alle 22.00, mi sdraio sul pavimento in legno e dopo qualche minuto dormo come un bambino, stanco della giornata. Alle 23.30 sento un baccano infernale provenire dalla porta che si sfonda dopo poco, vedo entrare panchine. Penso ai Black Block, ad un gruppo di fascisti. Era la nostra Polizia. Si è scatenato l’inferno mentre cantavano “Faccetta Nera”.
Il regista Daniele Vicari racconta nel suo film “DIAZ” quanto è accaduto in quella scuola, sede del Genoa Social Forum assieme alla scuola Pascoli, quella maledetta sera. Già dai primi fotogrammi emerge un distinto signore sulla sessantina che al collo porta un fazzoletto rosso: Arnaldo Cestaro. Nasce ad Agugliaro in provincia di Vicenza, l’11 maggio del 1939, fin dalla giovane età aderisce al Partito Comunista Italiano. Arnaldo è una persona semplice, umile, distinta, autodidatta e preparata. Determinata. Ha le idee fin troppo chiare per quanto riguarda la politica, la globalizzazione e le sue devastanti conseguenze sul sociale, sull’ambiente. Decide così di partire per Genova, quel lontano 21 luglio 2001, con una carovana di sei o sette corriere della sezione di Rifondazione Comunista di Vicenza, assieme alla sezione di Montecchio Maggiore dalla quale nascerà il distaccamento di Lonigo cui è attualmente iscritto. Durante questa escursione ne approfitterà per portare un saluto ad una figlia defunta di una cara amica compaesana, tumulata al cimitero di Genova.
Parteciperà con i compagni della sezione alle manifestazioni pacifiche della mattinata mentre verso sera ripartono i primi pullman per rientrare nel Veneto. Arnaldo resta nel capoluogo ligure per
portare a termine la promessa fatta alla sua concittadina. Non conoscendo la città chiede in giro dove poter trovare riparo per la notte ed una signora, lo accompagna fino ad una trentina di
metri dai plessi scolastici Diaz – Pascoli dove sono già presenti diversi giovani. Sono ormai le 20.00 e il compagno di Agugliaro sceglie la scuola Diaz e trova un angolo per lui, dove poter
passare la notte, proprio a ridosso della porta d’entrata, sul pavimento di legno. Dopo pochi minuti uscirà per mangiare un boccone e farà rientro solo alle 22.00. Stanco e provato dalla giornata
in pochi minuti si addormenta come un bimbo.
Alle 23.30 sente un baccano infernale provenire dalla porta principale che si sfonda dopo poco, mentre vede entrare volando, panchine assieme ad altri oggetti voluminosi metallici che non
riconosce. Pensa ai Black Block, ad un gruppo di fascisti. Nulla di tutto ciò, era la nostra Polizia. Si è scatenato l’inferno mentre cantavano “Faccetta Nera”. La spedizione
punitiva senza motivo è stata di una ferocia inaudita e senza risparmio di alcun colpo, durata fino all’una di notte inoltrata.
Arnaldo cerca con un filo di voce di far capire agli squadristi della Polizia pagata con i nostri soldi, che è un anziano e che è una persona pacifica. Ma in quel mentre piovono randellate con
manganelli utilizzati al contrario.“Sentivo
urlare i ragazzi attorno a me, chiamavano la mamma in tutte le lingue immaginabili, ragazze che urlavano basta. Poliziotti che cantavano cori fascisti passavano dietro di me e ad ogni
passaggio una scarica di manganellate. Andarono anche ai piani superiori mentre mi rannicchiai a riccio per cercare di difendermi gli organi il più possibile. Qualcuno mi sferrò un colpo
violentissimo alla nuca che si gonfiò a dismisura immediatamente. Urla disperate, orrendo quel suono del manganello che incrinava le ossa dei ragazzi e le mie. Il tutto è durato fino
all’una circa, cercavo di chiamare gl’infermieri per essere trasportato
all’ospedale. In quel gruppo ero il più anziano ma sono stato portato all’ospedale Galliera per ultimo. Quando questo massacro ebbe finalmente termine a terra c’erano pozze di sangue, dense
strisce rosse come sciroppo di mirtillo, occhiali rotti, zaini distrutti, fermacapelli con ciocche di capelli attaccate, frutta frantumata, indumenti sparpagliati, sugli spigoli delle mura
capelli con macchie di sangue che colava. A terra un Crocefisso, anche Dio quel giorno diede forfait, poi ancora libri stracciati, passaporti stranieri stracciati ed insanguinati. Urla, le
sirene delle ambulanze, la gente indignata che commentava. Finalmente arrivo all’ospedale, risultato: dieci costole rotte, gamba e braccio rotto, cranio pieno di ematomi. Il corpo pieno di
lividi.
Resterò in questa struttura per una decina di giorni e poi chiesi di essere trasportato dalla Croce Rossa Italiana a casa mia. Fui costretto a quattro mesi in carrozzina per disabili e otto mesi di convalescenza, compreso un secondo intervento al braccio presso l’ospedale Careggi di Firenze”.Dopo circa un anno iniziano le udienze a Genova ed Arnaldo sarà presente tutte le volte che la salute glielo permette. Dopo undici anni, Cestaro va a Roma dove vengono confermate dalla Cassazione in via definitiva le condanne per falso aggravato inflitte agli alti funzionari di polizia coinvolti nelle violenze alla scuola Diaz di Genova, il 21 luglio 2001. Decisione questa della quinta sezione penale della Cassazione. E’stato confermato l'impianto accusatorio della Corte d'Appello di Genova del 18 maggio 2010. Convalidata la condanna a 4 anni per Francesco Gratteri, attuale capo del dipartimento centrale anticrimine della Polizia; convalidati anche i 4 anni per Giovanni Luperi, vicedirettore Ucigos ai tempi del G8, oggi capo del reparto analisi dell'Aisi. Tre anni e 8 mesi a Gilberto Caldarozzi, attuale capo servizio centrale operativo. Convalidata anche la condanna a 5 anni per Vincenzo Canterini, ex dirigente del reparto mobile di Roma. La conferma delle condanne comporterà la sospensione dal servizio per i funzionari dal momento che nei loro confronti è stata applicata la pena accessoria della interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Prescritti, invece, i reati di lesioni gravi contestati a nove agenti appartenenti al settimo nucleo speciale della Mobile all'epoca dei fatti. Si tratta degli agenti di polizia Tucci, Cenni, Basili, Ledoti, Compagnone, Stranieri, Lucaroni e Zaccaria. A quanto si è appreso nei loro confronti, data la dichiarazione di prescrizione, non dovrebbe scattare la pena accessoria della condanna all'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.
A Genova nel luglio 2001 i tutori della legge si trasformarono in carnefici di ragazzini con una furia inaudita degna di un’incursione nazista. Arnaldo Cestaro chiede a grande voce che sia riportata la legalità nel nostro Paese, secondo i dettami della Costituzione, raggiunta per opera e sacrificio dei Partigiani.