Il sindaco e deputato leghista di Cittadella, Massimo Bitonci, il 6 agosto scorso, ha vietato l’apertura di attività che forniscono alimenti etnici anche da asporto, nella sua città e nelle frazioni. Bitonci ha dichiarato al Mattino di Padova: “non sono certamente alimenti che fanno parte della nostra tradizione e della nostra identità, senza considerare che, nei luoghi dove se ne e’ permessa l’indiscriminata apertura, le amministrazioni comunali e i cittadini si sono pentiti amaramente”.
Così le mura della cittadina padovana, sembra abbiano influenzato la mentalità anche degli amministratori locali. Un’implosione di ignoranza allo stato puro. La Lega, fin dagli albori della sua nascita è sempre stata intollerante e cripto-razzista, trincerando la sua ideologia xenofoba dietro l’egida del Carroccio, facendo passare il loro disagio sociale come una lotta al bene comune, alle nostre tradizioni. Oggi questo genere di intolleranza è legalizzato ed il sindaco Bitonci ne è la prova tangibile, anche se non è il primo ad imprese bizzarre di questo genere. Gentilin insegna.
Facciamo un passo indietro, esattamente a quando la “Liga Veneta”, iniziava a lanciare i suoi slogan scrivendoli su ponti, cavalcavia, mura di cinta, stazioni ferroviarie, dighe e quant’altro. Parliamo della fine degli anni settanta ed inizio ottanta. Vi ricordate il loro detto “fora i teròni dal Veneto” oppure “Roma la ne ciùcia el sangoe” oppure ancora “W el leòn che magna el teròn”. Beh io me li ricordo tutti e molti altri ancora e già a quel tempo mi davano il voltastomaco. Poi d’un tratto è iniziato il fenomeno immigrazione clandestina e i “teròni” si sono salvati le chiappe poiché i leghisti hanno dirottato verso questo nuovo problema il loro odio.
Quando ho iniziato a leggere on line la notizia di Bitonci sul sito del Corriere del Veneto ed altri link relativi, sono rimasto esterrefatto leggendo i commenti di alcuni lettori che inveivano contro gli extracomunitari, lamentandosi del fatto che lo stato elargisce loro ben 40 € al giorno per un totale di 1.200,00 € al mese. Posso anche essere d’accordo che è fastidioso e ingiusto o comunque discutibile, ma non dimenticatevi che al governo c’è ancora la Lega per il momento. Quindi invece di sparare sulla folla, prendetevela con chi avete votato, perché così facendo manifestate un disagio verso la vostra scelta elettorale, schierandovi stupidamente dalla parte opposta.
Vietare l’apertura di simili attività è fuori luogo, soprattutto in un paese che fa parte dell’Europa Unita e perché ci ostiniamo a definire questo paese “democratico, civile e libero”. Non ho memoria che quando gli anatemi della Lega erano rivolti ai meridionali gli fosse stato vietato di aprire pasticcerie che vendevano babà, piuttosto che cassate. E se ai nostri pizzaioli nel mondo fosse imposto lo stesso veto? Oppure ai connazionali all’estero che hanno aperto gelaterie in ogni dove? E se i commercianti cittadellesi che vendono i loro prodotti all’estero ricevessero lo stesso trattamento che il sindaco Bitonci ha riservato a chi voleva aprire il kebab?
Ma non è ancora finita, la Giunta comunale di Cittadella ha rincarato la dose, affermando, sempre al Mattino di Padova: “non sono benvenute, nei nostri centri storici , attività che per le loro caratteristiche, quali quelle di trattare cibi cotti e trasformati da consumare sul posto senza disporre di appositi spazi, potrebbero determinare l’abbandono indiscriminato di rifiuti. Per non parlare poi dello scarso rispetto delle norme igienico-sanitarie di quelle pietanze cotte e lasciate all’aperto per lungo tempo. Dobbiamo rivalutare i nostri ottimi prodotti locali”.
Si parla di norme igieniche e di regole non rispettate. Credo che il problema vada risolto a monte, laddove le regole per entrare in Italia, sono poche e non fatte rispettare. Provi il sindaco Bitonci a tentare di andare a trasferirsi in Australia per lavoro e veda che trafila è necessario svolgere prima di mettere piede in quel paese, oppure negli USA. Eliminare un problema è un modo semplicistico e poco intelligente di risolverlo. Se così fosse potremmo ripristinare la pena di morte per liberare le carceri oppure uccidere tutti i malati terminali per evitare inutili spese mediche o chiudere le tube di Falloppio alle donne per limitare le nascite. Questo modo di ragionare dimostra solo incapacità di affrontare un problema sociale serio che andrebbe democraticamente risolto.
Ritengo infine che sia importante e doveroso promuovere i nostri prodotti locali, sia in Italia che all’estero, viste anche le misure prese in Comunità Europea che ci hanno penalizzato soprattutto quando il ministro Zaia si trovava a rappresentare il nostro paese. Scelte di questo tipo non contribuiscono a fare grande il nostro Paese, viceversa mortificano i veri italiani nel mondo.