Dietro ad una menzogna si nasconde sempre l’insicurezza di una personalità dubbia, che non trova altro modo di affermazione nella società se non alimentando la propria vanità con la fantasia, proponendola ad altri come vera. Una mancanza di capacità sanata nel modo più sciocco e codardo. È una discutibile pratica che esiste da sempre, a volte utilizzata a scopo benefico, a volte per raggiungere scopi che sarebbe difficile raggiungere in modo onesto e leale: una scorciatoia. È una visione distorta della realtà che conduce sempre all’inganno, all’imbroglio, alla distorsione. È un miraggio della mente che può renderci dipendenti e plagiarci al punto tale da farci credere in quello che raccontiamo. Il bugiardo cronico ha comunque un limite: la memoria.
Contemplata fin dalla notte dei tempi, la bugia è anche descritta nell’ottavo dei dieci comandamenti: “non dire falsa testimonianza”. La religione ha sempre cercato di arginare e controllare gli eccessi, bandendoli dalle proprie regole per fare in modo che il popolo fedele, obbedisse ciecamente. Comunque se il cristianesimo la menziona nei comandamenti significa che ha iniziato a creare problemi molto presto. Gesù, in merito si espresse così: “sia il vostro parlare: sì! Sì! No! No!” (Mt 5,37) ed anche “è la verità che vi farà liberi” (Gv 8,32). Anche nella storia che abbiamo studiato a scuola e nella mitologia la bugia era costantemente presente. Il “Cavallo di Troia” era egli stesso una bugia, un terribile e mostruoso inganno che ha insegnato a tutti come raggiungere uno scopo offrendo in dono un bellissimo oggetto che al suo interno racchiudeva un progetto di morte. Anche la natura ci insegna a mentire; esistono pesci che dispongono di parti del loro corpo che sono delle appetitose insidie per altri pesci e che in realtà sono solo un’esca.
Anche l’ottava arte ha dato un importante contributo raccontando la bugia come un espediente per mettersi al riparo da qualche antipatica situazione, una patologia, una malattia cronica. Nel 1999 “Jakob il bugiardo” con Robin Williams che in un ghetto ebraico racconta ai suoi confratelli di avere una radio e di avere appreso notizie riguardo l’occupazione nazista ma non è vero nulla. Cercava di dare speranza a chi come lui non sapeva nulla di quanto accadeva all’esterno del loro piccolo mondo. Una bugia benefica. Per non parlare, restando a tema, della pellicola “La vita è bella” con Roberto Benigni il quale, fatto prigioniero assieme alla sua famiglia in un lager nazista, racconta al figlio che tutto quanto vede sia solo un gioco, per tentare di ridurre il trauma. Anche in questo caso una bugia a fin di bene. Mentre in “American Hustle” si rappresenta la truffa come arte, in cui vi sono attori che recitano personaggi che a sua volta recitano e mentono e truffano senza mai raccontare la verità. La bugia come frode della verità! “Forbidden” la storia di una donna che non sa fare altro che raccontare bugie su tutto quello che la circonda: prestigio, fama, rispetto, danaro, successo. Tutto diventa fasullo fino al punto in cui non è più distinguibile la realtà dalla fantasia come in una bugia compulsiva.
La letteratura passa per la bugia educativa di Collodi, forse l’unico Maestro che ha saputo spiegare ai bambini in termini davvero pratici cosa possa causare una bugia, raccontando le peripezie di Pinocchio, questo ragazzino vivace e intraprendente che per raggiungere obiettivi personali anche pericolosi, ovatta il babbo di bugie. Ma è anche vero che lo stesso romanzo di Collodi è esso stesso una bugia: un bimbo che prende forma da un ciocco di legno. Si entra in un paradosso vizioso: si usa un’enorme menzogna per spiegare gli effetti della menzogna stessa. Il capolavoro di Oscar Wilde, “Il ritratto di Dorian Gray”. L’anima di un uomo imprigionata in una tela che invecchierà al posto suo. Gray che diventa una persona meschina mentre gli effetti del tempo si ripercuotono sul quadro che è costretto a tenere nascosto nella sua camera. Dorian arriverà ad uccidere l’amico che fu l’autore del dipinto e comprende che la tela è il riflesso dalla sua anima. Con un pugnale distruggerà la tela che riprenderà la bellezza iniziale mentre a terra il volto di un uomo vecchio e cattivo privo di vita. Dorian, distruggendo la tela ha distrutto sé stesso.
È anche vero però che a prescindere dai miti, un po’ tutti raccontiamo delle bugie, magari insignificanti, come quando si riceve una telefonata indesiderata e si sussurra al collega: “digli che non ci sono”, mentre basterebbe banalmente rispondere “non ho voglia di sentirti in questo momento”. Tutti abbiamo creduto alla bugia di Babbo Natale e a sua volta l’abbiamo riproposta magari con maggiore enfasi o meglio condita. Più ricca di dettagli è una frottola e meglio le persone ci crederanno. E in questo frangente, entrano in ballo i professionisti della bugia. Coloro che mentono al punto tale da autoconvincersi e vivere quindi una realtà distorta da loro stessi. Alcuni ne diventano dipendenti, non riescono più a farne a meno. Molto di frequente, i motivi che spingono le persone a mentire compulsivamente sono vari, e spesso collegati a due disturbi di personalità, borderline e narcisistico. Nel primo caso, le persone possono arrivare a interpretare tutto attraverso una lente emozionale tale da far distorcere la realtà. In un narcisista invece la bugia nasce come reazione alla sensazione di inadeguatezza, per costruire una maschera di superiorità nei confronti degli altri, per creare agli occhi di sé stesso e degli altri una realtà speciale, ma non per tassativamente migliore.
La palestra migliore dove poter dare spazio alla propria fantasia sono i Social Network, dove ognuno può addirittura postare delle immagini a rafforzare il proprio mondo di fantasia. Lo scopo è quello di fare colpo su qualcuno, innescare l’interesse di qualche persona che nella vita reale, per così come sei, non ti fila proprio. L’inadeguatezza di cui si faceva cenno prima. Quante persone anche negli ambienti di lavoro raccontano un mare di bugie ai colleghi per poter brillare di una luce che non gli appartiene e utilizzare la frottola come strategia. Per non trascurare l’ambiente domestico dove chi per primo trova un amante viene presto coinvolto da riunioni e cene di lavoro come mai prima. Nella politica invece, la bugia ha raggiunto livelli evolutissimi di trasformismo. Vengono raccontate e mai smentite mentre i fatti variano sotto gli occhi di tutti e nessuno fa nulla se non qualche lamentela da Social o da bar. La politica è una palese presa per i fondelli, perpetrata con la peggiore faccia tosta che si possa immaginare. Te lo dicono con un’insolenza unica alla televisione, alla radio, durante le campagne elettorali nelle piazze. Ognuno di noi ascolta, consapevole che sia una fandonia ma accetta e subisce.
La bugia è il fallimento del rapporto umano, rappresenta il tracollo di un singolo individuo, incapace di raccontarsi, di accettarsi e di accettare la realtà, di guardarsi allo specchio. La ciancia mette in mostra il complesso di inferiorità di individui malati e disadattati, incapaci di collocarsi nel posto che meritano e che si sono guadagnati all’interno della società. L’impostura è la simulazione dei tempi moderni, cercare di apparire, di essere qualcuno senza averne i titoli, senza esserseli guadagnati col sudore della propria fronte come ad esempio l’università telematica con esami a crocette, quei corsi on line che svolgi dove ti rilasciano anche un attestato di frequenza purché fingi (istigazione alla bugia) di essere stato presente. Oggi la persona sincera, è sinonimo di onestà ed è purtroppo considerata ingenua quindi facilmente truffabile, un elemento sfruttabile per ogni sporco scopo. Che un ponte alto cento metri resti in piedi, dipende da ogni singolo mattone che lo costituisce; il Ponte Morandi insegna. Il naufragio di questa società ipocrita dipende da ognuno di noi.