I curdi, un popolo senza patria, senza terra che si è sempre speso per collaborare con alleati e non, in difesa del terrorismo internazionale, contro l’ISIS. Un popolo cui 29 anni fa, Saddam Hussein perpetrò un genocidio sterminando un popolo inerme con armi chimiche causando 5000 morti compresi bambini ed anziani. Un popolo che alla fine del primo conflitto mondiale gli era stata promessa una terra, la stessa cosa accaduta alla fine del secondo conflitto mondiale agli ebrei, ma i curdi non hanno ricevuto le stesse attenzioni!
Dunque la Turchia sarebbe pronta ad invadere il nord della Siria, tra il sì di Trump e lo stop di Bruxelles. E’ anche vero che il controverso Trump, così come recita un’agenzia dell’ansa di Washington, sarebbe anche pronto a lasciare il campo mettendo in serio pericolo i curdi. Corre l’obbligo di ricordare chi siano i curdi e che cosa rappresentino non solo per i popoli a loro limitrofi ma anche e soprattutto per il mondo interno, sempre in trincea per la lotta contro l’Isis. I curdi sono un gruppo etnico iranico che trova origine dall’Asia occidentale in una zona montuosa denominata come Kurdistan che comprende una parte di Turchia sud orientale, una parte di Iraq settentrionale e una parte di Iran nord occidentale e una fetta di Siria settentrionale. Una buona parte di curdi vive anche in Anatolia centrale e nel Khorasan, altri si sono stabiliti ad Istanbul, in Germania, in Scandinavia. Parliamo di un numero di persone che si aggira tra i 30 e i 45 milioni di individui che costituisce uno dei maggiori gruppi etnici privi di unità nazionale.
Qualcosa ci riporta alla memoria la comunità ebraica. A seguito della sconfitta dell’Impero ottomano al termine della Prima Guerra Mondiale, gli alleati avevano previsto nel trattato si Sèvres del 1920, uno stato curdo, così come accaduto anni a venire per il popolo ebreo. Solo che i curdi sono stati più sfortunati poiché la promessa accordata nel trattato di Sèvres fu annullata tre anni dopo quando il Trattato di Losanna definì i nuovi confini della moderna Turchia che non prevedeva spazi per i curdi lasciando questo popolo sparpagliato per il mondo. Com’è normale che fosse, questa marcia indietro ha innescato rivolte, rivendicazioni nazionaliste e i famosi genocidi innescati dal buon Saddam Hussein in Iraq. Sostanzialmente tra i curdi si sono formati gruppi come il PKK che è il Partito dei Lavoratori del Kurdistan molto vicino all’Ypg che è un gruppo di difesa popolare considerato invece un gruppo terroristico dai turchi.
Oltre a quanto descritto non dobbiamo dimenticare i peshmerga, importantissimi per la lotta all’Isis. La loro storia parte da lontano, infatti sono di combattenti curdi del Kurdistan nell'Iraq settentrionale. Sempre molto presenti ed attivi in quella porzione di storia dell'Iraq dalla sua indipendenza, nella guerra Iran-Iraq, nella prima e nella seconda guerra del golfo. Dopo la prima guerra del Golfo, scoppiò una guerra civile tra i due maggiori partiti del Kurdistan iracheno, il PDK e l'UPK, e i Peshmerga furono costretti a combattersi tra loro. Vani i tentativi di riunificarli dopo la fine della guerra civile, essi infatti rimarranno divisi tra diverse unità sotto il comando del PDK e altri sotto il comando dell'UPK. Nella seconda guerra del Golfo hanno cooperato con le forze speciali dell'Alleanza americana contro Saddam Hussein e si sono anche scontrati con il PKK turco, presente nella parte nord dell'Iraq.
Oltre a disporre di un proprio arsenale, nella loro campagna contro lo Stato Islamico, dal 2014, i peshmerga hanno ottenuto massiccio supporto da nazioni estere. I combattenti curdi hanno ricevuto fino a marzo 2015 ingenti carichi di armi dell'ultimo tipo tra cui: Heckler & Koch MP5, Heckler & Koch G36, M40, AK-47 e Beretta MG 42/59; oltre a queste dispongono anche di armi pesanti come RPG-7, AT4 e MILAN. Dal 2014, anche l'Italia ha preso parte alla fornitura di armi ai peshmerga, inviando 200 mitragliatrici, 650 mila munizioni e oltre 2000 razzi HEAT; oltre a questo, assieme alla Germania, l'Italia sta offrendo anche supporto logistico per le truppe peshmerga grazie ad addestramenti militari in Iraq per oltre 2000 combattenti.
Quindi perché se i curdi, rappresentati quindi anche dai peshmerga stanno aiutando il mondo a combattere l’ISIS perché schierati in quella parte di Siria dove sono maggiori le recrudescenze, la Turchia si appresta a invadere la Siria settentrionale, così come ribadito dalla Casa Bianca, sollevando normali preoccupazioni per il destino dei combattenti curdi alleati con gli Stati Uniti nella guerra all'Isis? Gli americani precisano che le truppe statunitensi "non sosterranno né saranno coinvolte nell'operazione" e "non saranno più nelle immediate vicinanze", cioè nel nord della Siria. Se i curdi sono alleati degli USA e la Turchia invaderà parte della Siria colpendo giocoforza anche i curdi stessi, non è un dichiarare una guerra agli USA?
L’Unione Europea sostiene che ogni soluzione al conflitto in essere non può definirsi con le armi ma attraverso una transizione politica nel rispetto alla risoluzione dell’ONU e al comunicato di Ginevra del 2014, ribadendo il sostegno all’unità. La sovranità e l’integrità territoriale della Siria. Le Nazioni Unite sono già in allerta nella zona calda della Siria pur mantenendo stretto contatto con ambo le parti e si stanno preparando al peggio, dichiara il coordinatore ONU per le operazioni umanitarie, Panos Moumtzis. In mezzo a tutte queste situazioni di tentativi di pace, di moderazione, di invito alla prudenza emerge la voce arrogante e irrispettosa di Trump che con un tweet informa: "Combatteremo solo dove avremo benefici, e combatteremo solo per vincere. Turchia, Europa, Siria, Iran, Iraq, Russia e i curdi dovranno risolvere la situazione e capire cosa voglio fare con i soldati dell'Isis catturati". Probabilmente qualcuno alla Casa Bianca dovrebbe spiegare un po’ di matematica a Duck, poiché i soldati dell’ISIS catturati ammontano a diecimila unità e se per qualche altra strana manovra politica di ritorsione, fossero lasciati liberi, penso che il problema gli si ripresenterebbe, magari proprio in casa sua. Non contento invece di quanto già annunciato, rincara la dose con un tweet successivo: "Come ho detto in passato, se la Turchia fa qualcosa che io, nella mia insuperabile saggezza, considero off limits distruggerò e annienterò l'economia della Turchia (l'ho già fatto in precedenza!)". "Gli Stati Uniti - aggiunge - hanno fatto molto di più di quanto ci si potesse attendere, inclusa la cattura del 100% del Califfato dell'Isis. E' ora che altri nell'area, alcuni molti ricchi, proteggano il loro territorio". A parte l’arrogante vaneggiare di Duck, mi ricordo che qualcuno voleva fare entrare nell’UE la Turchia.