La fine della Seconda Guerra Mondiale diede un contributo notevole allo sviluppo dello Speedway, Prima in Friuli Venezia Giulia e in seguito in Veneto. I depositi di mezzi militari lasciati dagli alleati diventarono fonti inesauribili di ricambi. I mezzi, di costruzione artigianale, venivano collaudati nella pista nera, formata da una base di carbone, presso lo Stadio “Moretti” di Udine. Un gruppo di appassionati leoniceni, nel ‘47 decide di portare a Lonigo questo sport, disputando le prime gare di Dirt-Track al Parco Ippodromo di Lonigo. Disciplina che ci ha regalato un grande campione: Annibale Pretto.
Nasce a Lonigo il 24
febbraio 1946. In tenera età il padre lo accompagna a vedere le competizioni presso il Parco Ippodromo, più noto come “Circolo”. E’ una pista in terra battuta, tutt’attorno piantumata di
Ippocastano. In questi incontri inizia la vera passione che coinvolgerà una buona parte della vita sportiva di Annibale. Nella seconda metà degli anni sessanta si iscriverà al Moto Club Lonigo.
Non era ancora definita una cilindrata specifica per cui gareggiavano la classe 500 cc e la 250 cc. La cilindrata inferiore era costituita di mezzi prevalentemente assemblati in modo empirico ed
artigianale, così come la prima moto utilizzata da Annibale che era preparata da Carlo Agostini e Renzo Giannini, nomi storici dello speedway di quel tempo. Il carburante consentito era alcool
metilico miscelato con il nitro metano a discrezione e le marche motociclistiche più utilizzate erano Eso che aveva assorbito la Jawa e che ne ereditò il nome, Fish, Jap e appunto Jawa. Nel ‘66 a
circa vent’anni inizia le sue prime prove assistito dal fedele meccanico Carlo Agostini, cui Annibale deve senz’altro gratitudine poiché grazie a lui ha potuto esprimersi al meglio in questa
disciplina. Provando un motore, realizza il record ufficioso della pista ma a fine giro il mezzo esplode, forse per un eccesso di nitro metano. Nel ‘67 inizia le sue prime competizioni e nel ’68
correrà per i colori del Moto Club Lonigo a Udine e a Lonigo. Tra i pionieri di allora ricorda i fratelli Gianni e Giuseppe Pizzo, Ermanno Fedele, Mario Rupil e Walter Fantuzzi, figlio di Luigi
anche lui ex pilota, Giordano Bon, Renzo Travagini. Pretto, ricorda che la storia dei motori Jap nasce dalle moto pompe. In seguito, Charlie Brown, al secolo Giuseppe Marzotto fu uno dei primi a
costruire un motore abbinato all’elettronica. Annibale corse fino al ‘78. Divenne campione nazionale nel ‘71 e ‘75 di pista corta mentre nel ‘73 conquistò il titolo iridato di pista lunga. A
Follonica tentano di portare lo speedway utilizzando una pista utilizzata per le corse dei cavalli e nella quale viene disputata una sola competizione.
La vince Pretto e sarà anche l’ultima volta che Follonica ospiterà lo speedway. Gareggiò in Jugoslavia, Austria, Germania e Ungheria. Chi faceva scuola di speedway come stile ed esperienza erano gli svedesi Ove Fundin e Anders Michanek e il neozelandese Ivan Mauger. I migliori preparatori stranieri di motori Jap sulla piazza erano decisamente Otto Lantenhammer e Manfred Poschenrieder. Infatti nel ‘69 in una gara internazionale, trova il terzo piazzamento con un motore messo a punto proprio dal tedesco. Nel frattempo in Svezia muore un meccanico a causa delle esalazioni del nitro metano e ne verrà proibita la miscelazione con alcool metilico. Erano momenti difficili poiché tutto doveva essere autofinanziato ed i premi gara non erano particolarmente generosi. Solo nel ‘73 inizia ad affacciarsi qualche timido sponsor. Annibale porta sul pettorale il nome Superpila. Il binomio Agostini-Pretto dura fino al ‘73 dopodiché subentrano Roberto Cestaro e Lino Valle. Questo è uno sport difficile, gli spazi sono ridotti e anche se la velocità non è elevatissima tutto si risolve in pochi giri ed una manciata di secondi, per cui gli incidenti sono molto frequenti. In una gara a Castelmassa, Annibale soprannominato “il sordo”, dopo il via è subito terzo. Nella seconda curva si infila tra i piloti Barbetta e Bazan, il suo bolide trova un banco di terra morbida e s’impenna senza controllo dirigendosi verso lo steccato. Sopraggiunge Barbetta e l’ultima cosa che ricorda di quel tragico incidente è un volo verso l’alto e il risveglio all’ospedale. Dei bei tempi andati dello speedway vero e romantico, il sordo ricorda particolarmente la magia che c’era attorno a quella seconda domenica di luglio che tutti i leoniceni aspettavano. Ricorda particolarmente Duccio Borgato, grande personaggio dello speedway e inseparabile amico nonché fotografo insostituibile che ha saputo immortalare quel periodo dai colori pastello. Il campione leoniceno ora si è ritirato in campagna e si dedica alla produzione amatoriale di ottimo vino.