La società ha fatto notevoli passi avanti in tema di integrazione razziale ma esistono ancora episodi di bullismo. Fenomeni che, nonostante la decrescita, manifestano un’evoluzione negativa. Vengono cioè sperimentate nuove forme di vessazioni e molestie psicologiche allargando il cerchio al sesso opposto. Le statistiche ci segnalano che simili episodi vengono perpetrati all’insaputa delle famiglie che contrariamente a quanto accada pensano di avere dei figli esemplari. Chi riceve vessazioni, per paura di attirare verso sé maggiori “attenzioni” e per non creare imbarazzi in famiglia, spesso tace, tenendo dentro sé questo fardello di pura angoscia che implodendo, spesso porta al suicidio. Questo è l’errore più grande che una vittima possa fare. E’ indispensabile rivolgersi immediatamente ai genitori, agli insegnanti, ai dirigenti scolastici, ai Carabinieri che provvederanno con i mezzi che la legge mette loro a disposizione a porre immediata fine a tali violenze. Un macigno portato in più persone pesa meno.
Nahid è un ragazzino indiano, nato in Italia e che ha sempre vissuto a Lonigo. Frequenta la prima media inferiore presso l’Istituto Carlo Ridolfi di Lonigo ed è ottimamente a suo agio nella classe che frequenta. Un adolescente studioso con ottimi risultati. Una vita sarebbe normale se non fosse costretto a subire violenze fisiche, morali e psicologiche da un branco di bulli. Al mattino, quando Nahid sale sul pulmino comunale per raggiungere la scuola viene lasciato stare, ma durante la pausa della merenda e al ritorno da scuola nel pulmino, si scatenano tutte le intolleranze del branco, formato da elementi di classi superiori. Offese per il taglio dei suoi capelli, per il colore della sua pelle, pugni sul naso, sulla testa ed ultimamente si è unita al branco anche una ragazzina che gli fa mille dispetti sugli accessori scolastici. Ciò che fa riflettere ed è comunque allarmante è il fatto che a perpetrare queste violenze sia coinvolto anche un adolescente africano. Sarebbe da capire se viene costretto oppure se agisce di sua volontà. Tutti i giorni Nahid al rientro dalla scuola piange e chiede a mamma e papà di non andare più a scuola. Giovedì 4 ottobre i genitori del ragazzo hanno scritto una nota sul diario scolastico spiegando che a seguito del pugno sul naso ricevuto da un compagno il ragazzo era stato accompagnato dal medico curante, invitando la scuola a monitorare e perseguire quanto accaduto. La nota dei genitori è stata firmata da una insegnante ma nessun provvedimento è stato preso.
La dirigente scolastica Gigliola Marcolungo non era assolutamente a conoscenza di quanto stesse accadendo così ha preteso un incontro immediato con i responsabili degli atti di bullismo, Nahid e la sua famiglia ottenendo una confessione ormai inevitabile di fronte all’evidenza dei fatti. I provvedimenti sono stati presi e le rispettive famiglie informate dei fatti. Il tempestivo e risolutivo intervento della dirigente scolastica ha posto fine ad un inquietante episodio evitando conseguenze imprevedibili. Esempio da seguire per tutti coloro che dovessero subire angherie o vessazioni. Il silenzio porta alla chiusura nell’introspettivo personale e non risolve. Parlare immediatamente con i genitori e con gli insegnanti pone fine alle violenze. Nahid è un bel ragazzino, normale come tutti gli altri, senza grilli per la testa e con tanta voglia di studiare e giocare con i suoi compagni. Chiede di fare una vita normale, in mezzo a noi e con noi, perché il paese dove i suoi genitori hanno deciso di vivere è l’Italia. l’Italia di oggi, non quella di settant’anni fa dove c’erano le leggi razziali e l’intolleranza era il pane quotidiano. Quel genere d’Italia grazie a Dio non esiste più e fa parte del nostro buio passato. Violenze psicologiche, fisiche, mobbing infantile e quant’altro saranno sempre bandite dalla nostra società perché il valore condiviso si chiama tolleranza, convivenza, reciprocità e volersi bene.