Nel corso
degli anni abbiamo visto avvicendarsi nel ’29 il crollo di Wall Street, poi negli anni sessanta il miracolo economico, a seguire la crisi del petrolio e ancora il terrorismo con il crollo delle
borse del pianeta e il fallimento di grossi colossi del credito. Per tutti un momento di profonda riflessione e di accurata ricerca del risparmio. Secondo la ricerca, una famiglia di due persone
viene considerata povera se ha una spesa per cibo e bevande, in un mese, inferiore ai 222 euro. Questo importo utilizzato per l’acquisto di beni primari come pane, pasta e carne, costituisce il
limite minimo individuato su base nazionale. Può subire delle oscillazioni se si considerano le diverse aree geografiche della Penisola. Per tenere conto del differente costo della vita, la
ricerca ha infatti individuato diversi indici a livello regionale; così le soglie di povertà variano a Nord tra i 233-252 euro, al centro tra i 207-233 euro e nel Mezzogiorno tra i 196-207 euro.
I dati sono assolutamente allarmanti poiché il 4,4% della popolazione nazionale vive sotto alla soglia di povertà e stiamo parlando di tre milioni di italiani. Sulle colline di Lonigo, esiste
ormai fin dagli inizi del secolo, la mensa dei poveri presso il Convento San Daniele dell’ordine dei frati Francescani. Con le loro opere caritatevoli i frati hanno da sempre sfamato migliaia e
migliaia di persone, soprattutto durante il buio periodo bellico, momento in cui c’era davvero una lunga fila ad attendere la distribuzione di un piatto di minestra. Padre Dino è un frate
sacerdote che si occupa dell’economia del convento San Daniele, è confessore e Cappellano presso Villa Serena. Proveniente dal convento di San Bernardino di Verona in zona San Zeno, Dino è nella
nostra cittadina da nove anni e tra le molte cose si occupa anche della mensa dei poveri. Oscillano dagli otto ai dieci i connazionali che la frequentano, poi marocchini, romeni e
slavi.
Durante
una giornata tipo possono presentarsi anche una ventina di persone. Le massime punte si sono raggiunte nei mesi di luglio e agosto con 24 persone. La situazione è questa ormai da parecchio tempo,
racconta Padre Dino ed è tutta gente veramente povera o con problemi famigliari alle spalle più qualche clochard. Si tratta di persone disperate che nella centrifuga di questa società frenetica
sempre alla ricerca dello spudorato accumulo di danaro d’improvviso si trova al margine della società senza quasi rendersi conto di come, in tempi moderni dove lo standard dovrebbe essere un
altro, sia potuto accadere. La fascia d’età lascia senza parole, si va dai 35 ai 55 anni, continua Padre Dino, ed in qualche caso esiste forse un problema di buona volontà come alcuni ragazzotti
che potrebbero rimboccarsi le maniche ed affrontare la vita come si conviene. Pochi i pensionati, qualche lavoratore che ne approfitta mescolandosi tra il gruppo ma che in convento ci arriva in
automobile. Anche alcune famiglie con bambini si sono presentate ma sono state invitate a non portare i piccoli per paura di qualche malattia, non si vuole rischiare
nulla.
Oltre al
rancio delle tredici, qualche volta si presenta qualcuno a chiedere una borsa di viveri che viene gentilmente concessa, cosa che fa anche il convento dei frati di San Pancrazio. Le persone qui
arrivano anche da lontano, da Barbarano Vicentino, da Montebello, dal circondario in genere. Qualcuno ostenta anche la richiesta di danaro ma il convento non può fare fronte a tali esigenze. È
stato fatto un accordo con la parrocchia di Lonigo che è in contatto con la Caritas ed altre associazioni, cui partecipa anche un frate del convento per meglio arginare questo tipo di problema.
Nella mensa dei poveri si consuma lo stesso menù che viene servito al refettorio dei francescani, niente vino ma una brocca d’acqua fresca e quando ci sono dei panettoni vengono divisi con loro.
Adesso l’ala riservata alla mensa dei poveri è in ristrutturazione e le previsioni dei frati non sono rosee per il futuro dal momento che hanno raddoppiato la metratura del
refettorio.
Hanno previsto anche un servizio igienico ed una doccia con lavandino annesso per lavare qualche capo d’abbigliamento. Quest’estate quando il numero dei conviviali era superiore alla ventina, molti hanno dovuto consumare il pranzo fuori, seduti sugli scalini, come ad un piccolo bivacco. Ci si chiede dove vadano a coricarsi tutte queste persone che, se non hanno di che mangiare, viene spontaneo pensare che non abbiano neppure dimora. E’ triste pensare che ai nostri giorni, in una regione che è economicamente trainante in Europa, esistano realtà di questo tipo. Sono gli invisibili o forse siamo solo noi che ci ostiniamo a non volerli vedere ma di fatto esistono e non chiedono nulla se non un piatto caldo per sopravvivere.