La Federazione Provinciale Coldiretti di Vicenza, ha organizzato nella serata di giovedì 27 marzo presso la Sala Convegni di Piazza Garibaldi a Lonigo, un incontro dedicato al tema (Organizzazione Comune di Mercato) “O.C.M. Vino”. Il Presidente Provinciale Coldiretti, Giorgio Meggiolaro spiega ciò che innesca perplessità e malumori tra gli agricoltori, soprattutto veneti, circa la riforma dell’”O.C.M. vino” che doveva essere la tanto attesa “riforma del vino europeo”, favorendo la qualità e controllando la deregulation produttiva. Nulla di tutto ciò, solo una riforma di proroghe, commenta sgomento Meggiolaro. Le nostre aree vocate alla produzione del vino avrebbero dovuto vedere l’Italia protagonista della riforma, importante soprattutto dal punto di vista della qualità che gli imprenditori viticoli italiani hanno saputo mettere in campo. E’ necessario ricercare nuovi mercati e i paesi emergenti come India e Cina che hanno una crescita del PIL che si aggira attorno al 15/20% annuo, popoli quindi che in qualche modo cominciano ad avere una capacità di spesa sufficiente, possono approcciare altri prodotti prima preclusi dalle loro limitate disponibilità. Il Veneto, nel totale nazionale rappresenta una superficie vitata pari all’11%. Il 14% di questa porzione è destinata a prodotti di alta qualità. Il Presidente Meggiolaro spiega che da anni attendevano questa riforma, immaginando l’Italia rappresentata in maniera forte e decisa. A suo tempo abbiamo dovuto accettare una serie di parametri per quanto riguardava le quote latte, pur essendo un paese deficitario nel consumo del prodotto, immaginando compensazione in prodotti di qualità mediterranei, come il vino. Purtroppo non è stato così, perché chi ci ha rappresentato non ha saputo portare al tavolo delle trattative le giuste istanze. Anche la presenza di troppe sigle di agricoltori contribuisce a creare spaccature nelle direttive da intraprendere ed anche se Coldiretti rappresenta oltre il 68% degli agricoltori, agli occhi dell’Europa conta come una sigla che rappresenta il 2%. Noi contiamo per uno e questo non è proporzionalmente corretto. Da sempre gli stati del nord Europa che vogliono produrre un qualcosa che dovrebbe assomigliare al vino, per far sì che rientri all’interno delle gradazioni minime, utilizzano zucchero di barbabietola. L’anno scorso abbiamo dovuto accettare dei compromessi per permettere a quei paesi di vinificare ed oggi siamo assolutamente perdenti. Noi utilizziamo mosto concentrato rettificato che è uno zucchero naturale di uva e non della barbabietola che è uno zucchero che trasversalmente va ad inquinare un altro settore. Saranno cancellati alcuni riferimenti che ci servivano come base di regola per la produzione del vino DOP (Denominazione di Origine Protetta). Cancellando la definizione di area avremo una IGT (Indicazione Geografica Territoriale) con la possibilità di inserire il nome del vitigno tipo cabernet, chardonnay, pinot che sono conosciuti in tutto il mondo. Questo comporta la perdita del riferimento alla territorialità, all’origine e soprattutto di poter vendere il nostro prodotto particolare che tutto il mondo cerca di copiare, il famoso “Made in Italy”, non dimentichiamo il Parmigiano Reggiano che è stato copiato come Parmesan. Stiamo perdendo un’occasione. Dobbiamo portare progetti, proposte ed idee che siano spendibili per il sistema Italia, ricordo, continua Meggiolaro, che anche il vino ed il sistema agricolo determinano parte del nostro PIL.