Il Karate è un'antica arte marziale nata per la difesa personale. Nasce nell’isola giapponese di Okinawa. Miscela la filosofia del
Te, giapponese e il Kenpo cinese. Nessuna adotta armi di alcun genere ma le soli mani nude a parte il Kobudo strettamente legato al Karate che prevede l’ausilio delle armi
tradizionali. Un tempo praticato da soli uomini, oggi è largamente entrato a far parte della mentalità femminile come arma di difesa personale. Nel tempo si è evoluto in una filosofia di vita e
in un impegno costante alla ricerca del proprio equilibrio. Insegna a "combattere senza combattere" ad avere padronanza del proprio carattere aumentando la consapevolezza ed insegnando ad
affrontare le avversità della vita e il rispetto altrui. Questa particolare filosofia tende ad allenare la mente affinché si svuoti dall’orgoglio, dalla vanità dal desiderio di sopraffazione e
dalla paura, dovrebbe svuotare il cuore e la mente da ciò che innesca preoccupazione. L’etimologia della parola Karate si suddivide in “Kara” cioè scavo e “Te” che indica la
rappresentazione di una mano vista di mezzo profilo. Grazie all’intraprendenza e allo spirito di iniziativa che ha da sempre contraddistinto Emilio Mazzai, agli inizi degli anni settanta
anche Lonigo vanta la presenza della prima palestra di Karate. Raggiunto nella sua libreria, ci racconta con visibile entusiasmo ed un pizzico di nostalgia, com’è iniziata questa particolare
avventura. “All’incirca nel 1971, a venticinque anni, assieme a Prospero Purelli, ci si recava a Verona a praticare questo sport. Il mio compagno d’avventura arrivò a conquistare la
cintura gialla, io l’arancione, dopodiché ci siamo ritirati. In quegli anni si viveva nella speranza di avere una vita migliore, più comoda anche soprattutto dal punto di vista dei collegamenti e
della viabilità, c’erano pochi mezzi e non era facile muoversi. Tra una pizza ed il cinema, ci stava bene il Karate, era tutto quello che avevamo”.
Come nasce l’idea di portare il Karate a Lonigo.
“Volevamo fare qualcosa di utile soprattutto per la difficoltà di spostarsi e così ho preso contatti con il maestro Simone Reale del Karate club di Verona ed abbiamo creato un club a
Lonigo. Avevo individuato come presidente il chirurgo Dall’Aglio che era una persona molto rappresentativa, visto anche il tipo di attività che svolgeva. Le funzioni di segretario le svolgeva
l’infermiere Giorgio Marinello. Era un club autentico, con tanto di consiglio direttivo ed una settantina di iscritti”. Perché non Emilio Mazzai come presidente del gruppo. “Non ho
mai smesso di frequentare la palestra di Verona, dove sportivamente sono nato. I giapponesi sentono moltissimo lo spirito di corpo e probabilmente io ero già inconsapevolmente, immedesimato nello
spirito del sole nascente”. Quale filosofia del Karate esercitava. “La nostra era una filosofia adatta alla palestra, di spirito molto elevato e si chiamava Wado Ryu il cui
fondatore fu il maestro Hironori Otsuka. In questa tecnica di difesa e di attacco l’uso del corpo, il peso ed il movimento dell'avversario sono elementi importanti quanto i movimenti del
proprio. Wado Ryu significa “via della pace” e comprende influenze dal Jujitsu, dallo Shito-Ryu, dallo Shotokan e dell’Aikido. Gli allievi della nuova palestra di Lonigo hanno proseguito il loro
cammino sportivo dedicandosi alla filosofia Shotokan, molto più dura, da difesa”.
Un karateka leoniceno che abbia avuto buon risultato. “In questo momento ho in mente l’architetto Casella di Lonigo che è diventato cintura nera. Ricordo a titolo informativo che il colore delle cinture parte da chiaro e si scurisce fino a diventare nera. Abbiamo il colore bianco, giallo, arancione, verde, blu, marrone e nera. A seguire i Dan che rafforzano la cintura più ambita”. Dove aveva sede la vostra palestra a Lonigo. “Avevamo chiesto ospitalità al prelato che in quel tempo si trovava presso l’Istituto Tecnico Agrario e la prima lezione si svolse proprio nella palestra del giovane agricoltore dove si giocava anche a basket. Ricordo che quel giorno c’era anche il prete che presenziava alla nostra lezione. Gli allievi erano in fila davanti al maestro, il sacerdote sullo sfondo leggermente defilato. Il maestro per salutare si era messo in ginocchio, con la fronte a toccare il suolo e le palme delle mani ben distese a terra e così fecero gli allievi. Il reverendo, alla vista di questa scena, esplose in una gran risata incontenibile e girando i tacchi fece svolazzare la tunica abbandonando la palestra tra i visi sbigottiti dei giovani sportivi”. Un messaggio per i giovani “Il Karate è importante perché insegna a controllare le proprie emozioni e l’istinto. Questo sport si forgia lo spirito e prepara alla vita”.