All’inizio degli anni settanta, Franco Perasso, parte da Genova per adempiere al servizio di leva presso la Caserma dei Vigili del Fuoco di Via Fiume a Lonigo. Trova amici, amore e lavoro. Decide di fermarsi tra i leoniceni e vi resta per trentatré anni. Oggi ha raggiunto l’età della pensione e decide di tornare in Liguria.
Nasce a
Genova il 15 dicembre del 1950 e vive con la famiglia fino al 1970 a Porto Antico, nella zona di caricamento. Siamo negli anni difficili del dopo guerra. Il padre Attilio, è occupato come
guardiano al Porto, presso una ditta di carenanti che si occupa del rifacimento e manutenzione delle chiglie delle imbarcazioni. Raggiunge l’età pensionabile quando Franco ha soli quattordici
anni per cui decide di portare la famiglia in una zona più tranquilla dell’hinterland genovese spostando il nucleo famigliare a San Siro di Struppa a duecento metri d’altezza sul Mar Ligure. A
vent’anni di età riceve la cartolina per partire per la naia il cui destino sarebbe stato la Marina Militare. Un collega di Attilio lo aiuta a compilare la domanda di richiesta di arruolamento
per il Corpo dei Vigili del Fuoco. Dopo sei mesi la caserma centrale dei Pompieri di Genova lo chiama e supera la prima visita. Il 5 novembre del 1970 parte per Roma alla volta della caserma
Capannelle vicino a Ciampino. Qui ha fatto quattro mesi di addestramento per poi essere trasferito al comando centrale di Vicenza anche se avrebbe preferito una delle provincie Liguri. Dapprima
il comandante aveva l’intenzione di inviarlo ad Asiago ma poi ci ripensò e la sua destinazione diventò Lonigo dove arrivò il primo marzo 1971. Al di là della rete della caserma di Via Fiume
abitava la ragazza che poi è diventata la moglie. La suocera lo ha aiutato a trovare un lavoro e gli ha fornito ospitalità. Da un’idea della stessa, Franco apre la prima
edicola.
Qual è il primo lavoro che Franco trova a Lonigo.
“Il 21 marzo del 1971, grazie all’interessamento di mia suocera, inizio a lavorare a turno presso la Zambon Group di Almisano di Lonigo. Nel frattempo mi sposo. Nel ’76 nasce il mio
primogenito Alessandro e nell’82 diventiamo campioni del mondo mentre nasce Michele”. Quando e dove viene aperta la prima edicola. “Poco dopo la nascita di Alessandro, all’incirca
nel 1976 decidiamo di dare vita alla prima edicola situata nel quadrivio del Parco Ippodromo, sulla strada verso Cologna Veneta. Con l’apertura di questa edicola è terminato il monopolio della
vendita dei giornali e i leoniceni hanno, per la prima volta, avuto la possibilità di scelta. Moltissimi i sacrifici in quanto mi barcamenavo tra i turni della fabbrica e la nuova attività. Mi
ricordo ancora i titoli dei primi giornali che arrivavano in quei giorni. Era da poco accaduta la calamità del 6 maggio alle 21.06: terremoto di 6,5 gradi della scala Richter, quasi mille morti
in Friuli.”.
Quanti anni dopo è arrivata la seconda edicola?
“Nel 1984, per levarmi dall’ambiente della fabbrica inoltro la richiesta per l’apertura di una seconda edicola in zona ospedale. Anche qui enormi sacrifici, la sveglia era alle quattro e mezza
e la sera mi coricavo alle 23.30. Ho scelto una struttura più grande dove ho potuto dare il meglio di me stesso. Sempre nello stesso anno mi separo legalmente dalla mia consorte. Io ho sempre
continuato a lavorare in questa azienda e la mia vita ha altalenato tra la casa e il lavoro. In questa avventura sono sempre stato coadiuvato da mio fratello Maurizio con il quale abbiamo aperto
una rivendita sul piazzale del supermercato SMA. Con la nuova compagna abbiamo gestito l’impresa fino al dicembre 2006 dopodiché è stata ceduta. Nel frattempo nell’88 è nata Samantha e nel’94
Kevin”. Che senso ha tornare a Genova dopo 33 anni trascorsi nel Veneto. “Abbiamo raggiunto l’età della pensione, per fortuna ancora in salute. A Genova ho ancora la mamma con 85
primavere. Vogliamo trascorrere un po’ di tempo con lei. Nel corso di questo tempo ho tenuto i rapporti costantemente con tre vecchi amici d’infanzia: Luigi, Marco e Lino che sono i primi cui
telefonerò quando arriverò nella mia città natale”.
Nel corso della tua carriera ti è mai accaduto di veder passare per le tue rivendite di giornali qualche big? “Mi sembra di ricordare che fossimo a cavallo dell’anno ‘93/’94 e passò da me Stacchini il giocatore della Juventus e Boniek. Una volta si fermò anche l’autista di Giovanni Rana, lui, rimase seduto sui sedili posteriori in attesa”. C’è qualcosa che ti senti di dire ai leoniceni? “Voglio innanzitutto ringraziarli di cuore per l’ospitalità, l’amicizia e tutta la simpatia che mi hanno regalato. Sono stato davvero bene ed ho avuto tanto: lavoro, famiglia e soprattutto una miriade di conoscenze che nella quotidianità mi hanno permesso di continuare a vivere immerso nel mio lavoro in loro compagnia. Lonigo è parte indelebile del mio dna”.