La recessione dei nostri tempi e l’aumento vertiginoso dei prezzi, nonché la crisi che in Italia si avverte maggiormente nel settore dell’allevamento e delle coltivazioni, sono fattori che
contribuiscono a disegnare un tratto disarmonico tra il risultato e l’impegno che i nostri agricoltori profondono da sempre. Gli aumenti indiscriminati dell’energia degli scorsi mesi ha fatto
lievitare i prezzi dei prodotti in genere e non sono più rientrati nella normalità. Una grande opportunità, che nel settore agricolo potrebbe diventare l’uovo di colombo per il risparmio
energetico, potrebbe essere l’introduzione di impianti fotovoltaici che in questo specifico settore sarebbero ben integrabili e funzionali. Ciò sarebbe agevolato dal connubio ecologico che la
combinazione dei vari moduli possono offrire. Un impianto così potrebbe essere posizionato sul tetto del fienile o delle serre, nei pascoli o in quei terreni non più redditizi. E’ anche possibile
installare impianti su terreni di arbusto e non in uso rialzandoli dal suolo, oppure si possono installare inseguitori solari in modo da rendere il pascolo più libero possibile. Anche sui tetti
delle rimesse di attrezzi o dei depositi possono prestarsi a ricevere un impianto fotovoltaico.
Il ritorno economico e di immagine è decisamente elevato e il tempo da dedicare alla nuova produzione di energia elettrica è nullo e sarà parte integrante dell'economia aziendale. L'incentivo
concesso per la realizzazione dell'impianto e l'introito proveniente dall'impianto fotovoltaico non saranno tassati in agricoltura. Da considerare inoltre il risparmio sulla fattura del fornitore
di energia elettrica.
Quindi l'installazione di un impianto da parte di un’azienda agricola diventa un investimento produttivo e redditizio a tutti gli effetti. Un modo efficace per abbattere i
costi di approvvigionamento energetico, già ampiamente utilizzato nella floricoltura. In Spagna, questa fonte di energia rinnovabile ed alternativa è già utilizzata da diverso tempo con ottimi
risultati. Purtroppo, nel nostro paese, la cultura energetico - ambientale è ancora poco diffusa. Il minimo impatto ambientale, il risparmio energetico e l’allineamento con gli altri paesi
soprattutto del Nord Europa dovrà essere giocoforza l’obiettivo da raggiungere quanto prima per il bene del mondo agricolo e del nostro paese. Qualcosa sembra si stia muovendo, infatti
assumono sempre maggiore interesse gli impianti fotovoltaici nell’ambito delle aziende agricole grazie anche alla garanzia dei vantaggi economici che offre il conto energia che è un
meccanismo di incentivazione attraverso il quale l’energia elettrica prodotta viene pagata a tariffe vantaggiose per la durata di vent’anni dalla data di entrata in funzione
dell’impianto.
Questo
valore varia di anno in anno, in funzione della taglia dell’impianto e della sua collocazione ad esempio se sono integrati o meno con gli edifici ed in funzione di un’eventuale sostituzione di
superfici in eternit presenti in azienda. Oltre alla tariffa del conto energia, può essere concesso un incentivo a fondo perduto per la realizzazione dell’impianto purché non ecceda del 20% del
costo dell’intervento: la Regione Veneto prevede tale provvedimento a partire dal 2009, previa approvazione della Comunità Europea. L’energia prodotta può essere venduta al Gestore del servizio
elettrico ad un prezzo che varia in base alla quantità di energia prodotta (nel 2008, da 0,098 a 0,072 euro/kwh). In alternativa per i soli impianti inferiori a 20 kwh, esiste la possibilità di
attivare lo scambio sul posto, un meccanismo che prevede un saldo annuo tra l’energia elettrica prodotta immessa in rete dall’impianto e quella consumata prelevata dalla rete stessa. In
pratica, se in un anno si produce più energia rispetto a quella consumata, la differenza andrà a credito per l’anno successivo e che dovrà comunque essere consumato entro tre anni. Dal punto di
vista fiscale, per quanto concerne le imposte dirette i corrispettivi incassati per la cessione dell’energia prodotta non assumono rilevanza, in quanto tale attività si considera produttiva di
reddito agrario. Per quanto riguarda l’Iva, deve essere istituita una contabilità separata e la cessione di energia va assoggettata all’aliquota ordinaria del 20%, mentre è escluso
l’assoggettamento all’Iva delle somme corrisposte a titolo di tariffa incentivante. In merito agli aspetti autorizzativi, per gli impianti da realizzarsi in aree agricole, non è necessaria la
variazione di destinazione d’uso dei siti ed è necessaria una semplice dichiarazione d’inizio attività, se non ci si trova in luoghi soggetti a particolari vincoli come ad esempio ambientali
oppure aree protette.
La domanda di impianto va presentata al gestore della rete elettrica locale, dichiarando se si vuole beneficiare o meno dello scambio sul posto. Entro 60 giorni dalla messa in funzionamento dell’impianto, va inoltrata al Gse la richiesta dell’incentivo, allegando copia dei verbali di attivazione dei contatori dell’energia prodotta e prelevata o immessa nella rete, pena la non ammissibilità. Il mercato oggi offre varie soluzioni tecniche: dai tradizionali pannelli in silicio cristallino a quelli in silicio amorfo che sono più leggeri, adatti per una migliore integrazione architettonica, meno sensibili all’esposizione, ma con resa inferiore per unità di superficie, a materiali di recente ricerca scientifica. Nella scelta dei materiali di impianto, va fatta un’opportuna valutazione sull’efficienza ambientale per lo smaltimento dei materiali a fine ciclo circa 25-30 anni.
Lorenzo Rezzadore,
ex sindaco di Orgiano è appassionato da diversi anni delle energie alternative, ha un’azienda agricola e ha inoltrato domanda per l’installazione di un impianto fotovoltaico. Lo abbiamo raggiunto
mentre era al lavoro. Cosa ne pensa dell’applicazione di impianti fotovoltaici in agricoltura? “Tra le varie forme di energia rinnovabile che l’impresa agricola può sviluppare, di
sicuro interesse c’è appunto l’impianto fotovoltaico, come stabilisce la legge 296 del 2006. Il successivo incentivo economico introdotto dal governo nel 2007 ha segnato un grandissimo passo in
avanti rispetto alle prospettive precedenti. Esisteva la tecnologia ma il rientro attraverso la vendita di energia elettrica era molto più lenta quindi il progetta non era definitivamente
decollato. Trovo quindi che applicare gli impianti fotovoltaici alle aziende agricole sia una opportunità senza precedenti. Infatti col decreto ministeriale del 2007 è aumentato notevolmente
l’interesse”.Basso impatto ambientale, energia rinnovabile e agricoltura: si tratta davvero della formula giusta? “Certo, in questo contesto dobbiamo riconoscere l’importante
ruolo e la capacità del mondo agricolo di proporre nuove opportunità di energia compatibili quindi pulite. Basta fare un breve riferimento mnemonico ai vari tipi di energia rinnovabile: eolica,
geotermica e le biomasse. Si tratta di forme innovative, ma quella di cui disponiamo in quantità illimitata e che merita di essere sviluppata è senza dubbio la solare. L’incentivo
economico previsto dal governo ha saputo dare la giusta spinta a questo programma energetico senza precedenti”.
Come si colloca l’Italia rispetto ai partner europei nell’applicazione di questi impianti fotovoltaici?
“Da un punto di vista dell’esposizione al sole, essendo una penisola lunga, possiamo certamente affermare che il Bel Paese è certamente avvantaggiato rispetto ad altre nazioni ad esempio del
nord Europa. Con la Spagna, la Grecia ed altri stati che si affacciano sul mediterraneo facciamo la parte del leone. Se poi guardiamo il problema dal punto di vista nazionale, vediamo
avvantaggiato il sud poiché la maggiore esposizione al sole permette una produzione più elevata a parità di impianti realizzati. E’ necessario tenere presente che questi impianti, in presenza di
sole particolarmente cocente manifestano una certa sofferenza”. E’ possibile fare fronte a questa sofferenza dell’impianto? “Si, esistono tecnologie che compensano queste lacune.
Per ovviare a questo è indispensabile un’attenta analisi dell’ubicazione dell’impianto. Infatti i pannelli muniti di cellule fotovoltaiche producono in base all’incidenza del sole diretto. Altre
tipologie beneficiano della luce riflessa e quella diffusa ed altre ancora di pannello non esposto”. E’ quindi possibile pensare ad un impianto misto? “Utilizzare tecnologie
risolutive differenti a seconda del luogo in cui si intende utilizzare l’impianto fotovoltaico è la soluzione migliore. Se poi andiamo a pensare alle disparate possibilità di collocazione che ci
offre un’azienda agricola abbiamo veramente l’imbarazzo della scelta dai tetti dei capannoni alle rimesse, su terreni dismessi e minore sarà l’impatto ambientale maggiore sarà l’incentivo
previsto”. Chi ha coperture in eternit da sostituire ha qualche beneficio? “Laddove vi fosse ancora la presenza di eternit contenenti fibrocementi con amianto, nel decreto è
previsto un aumento per kwh di energia elettrica del 5% per andare incontro alla spesa di rimozione, smaltimento in bonifica certificato dall’ULSS dell’amianto
presente”.
Quale costo può avere un impianto per una azienda agricola media. “Difficile stabilire l’entità di media azienda. Si potrebbe trattare di un’azienda seminativa, una con strutture tipo serre da ortaggio oppure ancora da allevamento; si tratta di tre casi differenti. Potremmo dividere il tutto in due poli di intervento: chi posiziona impianti fotovoltaici per il proprio fabbisogno quindi produce energia elettrica che poi consuma. Si può trattare di una quantità contenuta di 10/20 kwh. Ma questo range può anche lievitare di molto di più facendo riferimento alle aziende che hanno impianti di trasformazione, di riscaldamento, di illuminazione. Location dove l’impiantistica assorbe molta energia elettrica, ne sono l’esempio gli allevamenti di vacche da latte, vitelli e gli avicoli. Solitamente questo tipo di strutture dispongono di ampie metrature di tetto sfruttabili per gli impianti fotovoltaici. In questi casi è possibile creare una struttura rinnovata nella sua totale capacità di risparmio. Il secondo polo è proprio questo, chi produce energia elettrica oltre il fabbisogno e lo vende al Gestore del servizio energetico diventando Officina Elettrica. Cederà il suo surplus con un prezzo di vendita che è inferiore rispetto a quello affrontato per avere energia dal Gestore”. Esistono impianti modello nelle nostre zone? “E’ possibile visitare impianti all’avanguardia a Montegalda, Pojana Maggiore, Longare ed anche ad Orgiano”.
Il presidente di Coldiretti di Vicenza, Diego Meggiolaro è certamente ben impressionato ed anche fruitore di tale tecnologia. Raggiunto al cellulare sul suo trattore ha avuto qualche parola anche per noi. Qual è la maggiore difficoltà per avere un impianto di energia rinnovabile come il fotovoltaico? “In questo momento abbiamo grossi problemi con gli allacciamenti dell’ENEL. Noi predisponiamo gli impianti e per la vendita al gestore al di là dei contatori e quant’altro è tutto abbastanza lento. Questo sembra essere il vero tallone di Achille di tutta questa faccenda”. Un suggerimento all’agricoltore ancora indeciso. “Se l’impianto non pesa a livello economico sull’azienda ma a lungo o medio termine si vede che l’impianto si paga da solo, io dico che questa è una delle multifunzionalità che mette a disposizione l’impresa agricola per il sistema ambientale ed il sistema economico nazionale”.