Sembra proprio che all’origine del rincaro dei prezzi dei cereali e dei prodotti alimentari ci sia soprattutto il lievitare continuo dei carburanti ed un mercato globale cui, con sudditanza vera e propria, per il momento dobbiamo sottostare senza voce in capitolo. L’effetto di tale aumento porta ad una conseguente stagnazione dell’acquisto dei prodotti alimentari in genere e ciò fa segnare una crescita pari allo zero nel primo semestre 2008, rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti nazionale e da un’indagine telefonica locale della Coldiretti vicentina, svolta sulla base dei dati Ismea Ac Nielsen relativi ai primi sei mesi del 2008. Esiste di fatto una riduzione dei consumi di pane (-2,5 per cento), carne bovina (-3,0 per cento) frutta (-2,6 per cento) e ortaggi (-0,8 per cento), mentre tornano a salire quelli di pasta (+1,4 per cento), latte e derivati (+1,4 per cento) e fa segnare un vero boom la carne di pollo (+6,6 per cento)”. A seguito dei rincari nei prezzi tre italiani su quattro, ed altrettanti vicentini, hanno cambiato le abitudini alimentari, principalmente variando il menu della spesa, aumentando l'attenzione riposta nella lettura dell'etichetta e prestando più attenzione alla provenienza dei cibi a favore di quelli locali. Durante il passaggio dal campo alla tavola i prezzi moltiplicano i centesimi in euro di cui 60 centesimi vengono assorbiti dalla distribuzione commerciale, 23 centesimi dall’industria alimentare e solo 17 servono a remunerare il prodotto agricolo. Esistono anche altre distorsioni evidenti, come nel caso del prezzo del latte, che dalla stalla alla tavola aumenta del 285 per cento o come quello del settore dei salumi e della carne di maiale, dove mentre si annunciano i grandi successi sui mercati nazionali ed esteri le stalle stanno chiudendo perché i ricavi non riescono a coprire i costi di produzione saliti a livelli insostenibili. Questo è quanto afferma il presidente di Coldiretti Diego Meggiolaro in un comunicato e aggiunge il loro impegno nell’accorciare il sistema di filiera favorendo la vendita diretta. Abbiamo raggiunto anche Maurizio Dalla Grana, titolare della Dalla Grana dott. Enrico S.p.A. che tratta il commercio di prodotti per l’agricoltura al quale abbiamo chiesto a cos’è dobbiamo questo aumento indiscriminato dei cereali in generale: “I giornali politici stanno scrivendo un sacco di stupidaggini poiché a causa di un eccesso di offerta il mais è diventato invendibile. Lo scorso anno è salito molto di prezzo poiché sembrava che il prodotto scarseggiasse. Da 14/15 € al quintale è andato ad un massimo di 24 € per poi oscillare nelle due direzioni e nuovamente scendere a 20 €. Questa instabilità esiste poiché arriva molto mais dall’Ungheria a prezzi più competitivi dei nostri per cui continua l’abbattimento. Tra una ventina di giorni comincia la campagna nuova per quanto riguarda il mais e tutti i detentori cercano di vendere per far posto al prodotto nuovo che si prospetta abbondante visto il clima favorevole”. Il prodotto cerealicolo che arriva dai paesi emergenti a minor costo non va a penalizzare i nostri agricoltori? “Certo che penalizza, d’altra parte siamo in piena globalizzazione. In Italia arriva grano tenero da tutto il mondo, dall’Australia, Ucraina, Canada e Stati Uniti. Non possiamo pretendere di esportare in tutto il mondo ed importare solo quello che fa comodo. Se poi analizziamo la situazione interna dal punto di vista del reddito dell’agricoltore la situazione è a dir poco catastrofica. I rincari del carburante, dei concimi, della semente da riproduzione e di tutti quei prodotti che servono in questo settore mettono l’agricoltore in condizioni limite per non seminare più”. Per abbattere i costi di produzione ed aumentare il guadagno degli agricoltori, l’utilizzo di OGM potrebbe essere una soluzione? “All’inizio del nostro paese è esposto il cartello che a Lonigo non esistono prodotti OGM. Vi comunico solamente un dato eloquente: l’Italia produce il 20% del fabbisogno nazionale di soia, il resto viene importato dall’Argentina, dal Canada e dagli Stati Uniti e quelli sono solo prodotti OGM che vengono miscelati ad altri cereali e somministrati al nostro bestiame sotto forma di mangime. E’ quindi inutile nascondersi dietro a un dito. C’è poi da aggiungere che molti ci stanno speculando, basti pensare al grano tenero che era partito lo scorso anno da 17 € al quintale ed è arrivato ad un picco massimo di 27.5 ed oggi è a 19€. Il grano duro era partito da 18 € ed era arrivato ad una punta di 53 €, oggi si sta commercializzando a 33€. I panettieri, quando è aumentato il grano, hanno giustamente aumentato il prezzo al consumo. Quando è diminuito il costo della materia prima, pochi hanno ribassato il prezzo del pane. Teniamo conto che un quintale di farina costa circa 40 € al quintale e il pane viene venduto a 500 € al quintale, un margine molto elevato che incide sulle tasche del cittadino”. Le politiche agricole stanno intervenendo per tutelare i nostri agricoltori nelle giuste sedi? “Siamo stati rappresentati da persone con scarse conoscenze agricole e le sigle sindacali, troppe, non sono coese e questo va a danno dei nostri agricoltori”.