Dicono che la morte sciolga

ogni cosa, tranne 

i pensieri che rimarranno in eterno, tramandati, raccontati, scritti,

ma restano.

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Il Sikhismo

luglio 2008

Sikhismo a Lonigo

 


Il Sikhismo fu fondato da Guru Nanak. Guru significa guida spirituale. Egli nacque nel 1469 a Lahore e morì a Kartapur nel 1539. Ricevette un’educazione indù ma elaborò una sua religione secondo la quale tutti sono uguali agli occhi dell’unico vero Dio e tutti possono entrare in contatto con Lui senza bisogno di riti o sacerdoti. Il loro simbolo è il Khanda ed è formato da più simboli: una lama a due tagli al centro che rappresenta il potere divino, un cerchio che rappresenta Dio senza inizio ne fine, e due lame che si incrociano dette Kirpan cioè le responsabilità che ogni sikh ha verso Dio e verso la comunità. Pregano tutti i giorni e la funzione religiosa collettiva si svolge in un edificio che si chiama gurdwara. Oltre alle preghiere, una funzione sikh comprende anche la lettura del Guru Granth Sahib e il canto dei Kirtan (inni) accompagnati da tamburi e sitar, tipico strumento del Punjab a corde. Abbiamo trascorso una domenica in compagnia degli amici sikh presso la loro gurdwara di Castelgomberto, luogo di incontro domenicale, dove il presidente nazionale della comunità sikh in Italia, il signor Singh Harwant ci ha accolto con grandissima disponibilità, infatti loro cercano di fare del bene a di aiutare gli altri, ossia di compiere il proprio seva, rispettano tutte le religioni e sono disponibili ad ospitare nella loro gurdwara chi, vuole conoscere le loro usanze. Appena mettiamo piede dentro il territorio della gurdwara tocchiamo il suolo sacro con le dita che passiamo sulla fronte. Ci si toglie scarpe e calze che vengono depositate in appositi scaffali dove altri discepoli ne fanno la guardia e le puliscono dalla polvere, poi ci consegnano una patka, una specie di bandana per coprire il capo, quindi ci si lava accuratamente le mani e camminando su un tappeto ci si dirige verso una piccola vasca incavata nel marmo, colma d’acqua dove immergiamo i piedi per entrare nel tempio purificati. Entrare nella gurdwara di Castelgomberto è stato come fare un viaggio nel Punjab. Un tappeto porta ad un altare che conserva il libro sacro tenuto su di un trono, manji, sotto un baldacchino e di notte viene deposto in un repositorio ricoperto di speciali tessuti decorati, rumalas. Mentre si legge il libro si ondeggia su di esso una piuma, chauri, la sacra piuma fatta di peli di coda di bue tibetano oppure, più normalmente oggi, di fibre artificiali.
Il gesto simboleggia quello dei servitori dell'Imperatore che lo rinfrescavano durante i viaggi o nelle sedute importanti, davanti al quale è riposta una cassa per contenere le offerte. Ci avviciniamo anche noi, facciamo la nostra offerta, ci inginocchiamo fino a poggiare la fronte sul suolo sacro e ci alziamo a mani giunte. Prendiamo posto in mezzo ai sikh ed ascoltiamo i loro canti e le loro letture sacre. Le donne pregano alla destra della gurdwara assieme ai bambini, mentre gli uomini  sono a sinistra, che li divide solo il tappeto che porta verso il bellissimo altare; assieme pregano nella stessa stanza. Il massimo obbiettivo per un sikh è entrare nei kalsa sikh che accettano tutti i dettami e portano tutti i segni esteriori della fede, khalsa significa, letteralmente, “puro”, e identifica il sikh che ha partecipato a una cerimonia di battesimo condotta da cinque sikh battezzati. Le 5 “K” dimostrano la loro coerenza: kesh cioè i capelli lunghi segno che si ascolta il volere di Dio, il kanga cioè il pettine segno di pulizia, i pantaloni kaccha segno di continenza, il kirpan che non è un’arma ma un simbolo di giustizia e il kara un bracciale d’acciaio che rappresenta la forza infinita di Dio. I Guru cui i sikh orientano la loro devozione sono 10, l’ultimo dei quali si chiamava Guru Gobind Singh, nato nel 1666 e morto nel 1708.