Dicono che la morte sciolga

ogni cosa, tranne 

i pensieri che rimarranno in eterno, tramandati, raccontati, scritti,

ma restano.

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L'Aquila, il terremoto che ha scosso i nostri cuori

Giugno 2009

Articolo di Silvia Morgana Coniglio

Sono circa le 13.00 di mercoledì 15 aprile ultimo scorso quando i genitori di tre ragazzi dell’Istituto della scuola media inferiore, Carlo Ridolfi di Lonigo ricevono una telefonata dalla segreteria dello stesso plesso. Vengono informati che, da un comunicato del Ministero della Pubblica Istruzione giunto pochi minuti prima, i loro figli, per meriti scolastici, sono stati scelti dalla Ministro Maria Stella Gelmini per rappresentare la scuola ad una iniziativa umanitaria: consegnare assieme ad una delegazione della capitale, del materiale scolastico ai ragazzi, vittime del sisma dello scorso 6 aprile che alle ore 3.32 am ha sconvolto una delle zone più caratteristiche d’Italia. La decisione dei genitori è immediata, alle ragazze resta solo il tempo per attrezzare il trolley per questa avventura. Alle 14.45, accompagnati dal preside Lorenzo Quaglio e dal professor Giuliano Rinaldi, Amanda Callegaro, Silvia Morgana Coniglio e Francesca Dal Maso, tutte della 3° B, sono in viaggio per Roma, l’indomani mattina incontreranno la Ministro Maria Stella Gelmini. Abbiamo raccolto la testimonianza e le emozioni delle ragazze.

“Arriviamo in Abruzzo circa alle dieci del mattino. Si vedevano i primi anziani spaesati, i ragazzi alla ricerca dei loro amici, della normalità che ormai non c’è più. Si può, però, ricominciare; con delle piccole cose, come i libri, i quaderni, la scuola. Non si può rischiare che le menti delle persone crollino come le case scosse dal sisma. Le menti non possono sommergersi dalle macerie come oggetti comuni. Così, chiamati dal Ministro Maria Stella Gelmini, siamo partiti per una missione: la scuola per l’Abruzzo. Era appunto il 16 aprile scorso quando con l’autobus messo a disposizione siamo arrivati a Poggio Picenze in occasione dell’apertura della prima scuola elementare dopo il terremoto, per portare libri, cura, solidarietà e un pizzico d’amore per quelle persone ormai distrutte che oltre ad avere visi tristi, si poteva vedere che i loro occhi, sembrava che guardassero nel vuoto, cercando invano qualche oggetto o ricordo che potesse avvicinarli a ciò che era presente prima del terremoto. Per me era come visitare un mondo avulso dalla mia realtà. Ho potuto capire che semplici abbracci e sorrisi rendevano più tranquilli anziani e piccoli. Il sistema di vigilanza ci ha permesso di entrare all’interno della tendopoli, dove abbiamo preparato le casse contenenti i libri e all’arrivo della Ministro Maria Stella Gelmini, abbiamo ascoltato il suo discorso, terminato il quale siamo passati per le “tende scuola” a consegnare ai bambini libretti e tutto il resto. Ho ascoltato varie testimonianze tra cui quella di suor Aurora e di maestra Gabriella.

Suor Aurora, come sta vivendo Lei questa situazione? “Io vivo in una tenda e da questa mi sposto ogni giorno per andare nelle diverse tendopoli dove cerco di portare amore e pace. In queste ultime volte sono andata nella tendopoli di Castelnuovo dove ci sono stati sette morti, poi in questa di Poggio Picenze. La mia preoccupazione è che i giovani abbiamo perso gli amici, difatti li vedo molto disorientati, scoraggiati. Come se la realtà li avesse sommersi. Ascoltando le persone capisco che sono abbastanza soddisfatte del lavoro che sta svolgendo la Protezione Civile”.  Maestra Gabriella, come stanno vivendo invece i bambini il tragico momento? “Con molto disagio. Noi maestre avvertiamo che i bambini sono sofferenti, però con l’apertura della scuola almeno, iniziano nuovamente una vita più normale.. Noi siamo qui per coadiuvarli nel loro cammino”. 

E per quanto riguarda il lavoro della Protezione Civile? “Sono abbastanza soddisfatta. Loro subiscono l’emergenza, sono qui per alleviarci il disagio. Ci sarebbe bisogno del riscaldamento, ma mi accontento”. Comunque la nostra azione di portare libri ai ragazzi terremotati, suggerita dal Ministero della Pubblica Istruzione, sembrerebbe in questo momento assolutamente superflua poiché gli abruzzesi hanno bisogno di tutto fuorché di libri ma il nostro gesto ha una valenza diversa e cioè quella di ricominciare dalla scuola. Ridare vigore ed inerzia ad un’istituzione come la scuola deve servire da sprone per tutti quanti: ragazzi, genitori, insegnanti, amministratori pubblici. L’intervento del Premier Berlusconi e della sua presenza hanno certamente dato coraggio e stimolo per coloro che hanno perso tutto. Ha promesso che in sei mesi sarà costruita una cittadella di case in muratura con tutti i confort. La Ministro Maria Stella Gelmini ha fatto una cernita delle scuole utilizzabili, di quelle utilizzabili con poco intervento in muratura e di quelle assolutamente non utilizzabili. I plessi utilizzabili a disposizione per settembre sono circa venticinque in tutta l’area colpita. Durante il ritorno abbiamo fatto tappa ad Onna che è il paese dell’aquilano più colpito dal sisma. Qui le immagini che i miei occhi hanno visto hanno superato la fantasia. 

Case crollate, oggetti di casa di tutti i giorni sparsi ovunque, macchine schiacciate dai mattoni e pezzi di muro scossi, edifici parzialmente crollati su se stessi, costruzioni rovinate come castelli di sabbia. Di fronte a questa visione sono stata colta da sconforto in quanto ho realizzato quanto violenta sia la natura e che l’uomo di fronte a questo nulla può. Pensavo a quei quaderni rimasti nelle scuole prima della scossa, a quelle persone che progettavano il loro futuro e quello dei loro figli e ora non ci sono più. Dopo ciò ho deciso di andare nel grande tendone dove ogni giorno si pranza e alla sera si cena. Molte famiglie, anziani e giovani riuniti a mangiare tutti insieme ma con un’aria fuori da quella situazione. Ricordi che girovagavano per la testa, sperando di tornar presto in condizioni autonome. Ho preso diverse volte dei vassoi vuoti, riempiti col menù del giorno e serviti in tavola alle persone affamate. Ho pure conosciuto un anziano che ha lavorato tutta la vita per costruirsi la casa ed ora che aveva finito, è crollata.  Mi sembra di essere stata d’aiuto, specialmente per un’anziana signora che quando io ed il mio gruppo siamo passati per i tavoli, si è alzata con le lacrime agli occhi e così io l’ho abbracciata, profondendo in lei certamente un conforto e augurandole per il futuro le più belle cose. 

Siamo abituati a stare sotto le tende della sagra per motivi di ilarità e allegria. In questo magico ed estemporaneo giorno, ho potuto immagazzinare moltissime informazioni di tipo tecnico ed umanitario. Ho capito quanto poco sono importanti le cose materiali, quanto presto si fa a perdere tutto comprese le persone che si amano. La mia più profonda riflessione è che nelle persone di oggi l’ostentata ricchezza, l’egoismo, l’arroganza, il bullismo e tutte le espressioni più abbiette del genere umano di fronte a questi eventi perdono di qualunque valore; ogni persona è come se si trovasse al cospetto di Dio”. 

La testimonianza di Francesca Dal Maso, 3°B:

 

Il 16 aprile ’09 siamo stati invitati a partecipare all’inaugurazione di una scuola elementare e di un asilo nido nella tendopoli di Poggio Picenze. Le facce delle persone erano una più triste dell’altra, solo i bambini sorridevano perché erano felici di essere tornati a scuola. Nelle 2 aule-tende c’era talmente caldo da far venire il mal di testa, ma i bimbi si sforzavano comunque di colorare i loro disegni che rappresentavano macerie e diavoli, a cui davano la colpa di tutto ciò. Nel tendone in cui si mangiava le famiglie se ne stavano sedute senza ne parlarsi o guardarsi, ma inghiottivano il cibo e basta.

La testimonianza di Amanda Callegaro:

 

La visita a Poggio Picenze, una località colpita dal terremoto mi ha aperto gli occhi, dalle immagini in televisione non si riesce a capire la tristezza delle persone. Molto spesso ci si accorge della sofferenza altrui solo quando si è costretti a trovarcisi davanti. Tutte le vittime del terremoto erano afflitte e questo l’ho potuto notare anche durante il pranzo, si poteva sentire la tristezza nell’aria, le persone mangiavano solo per vivere, non parlavano, non si guardavano. L’epicentro del terremoto e della strage è stato l’Aquila, ma anche qui dove il terremoto ha portato una ventina di vittime l’atmosfera era malinconica, le case si possono ricostruire ma le vite non possono tornare.