Per avere idea di quanto grande è stato il fenomeno dell’emigrazione italiana è necessario fare riferimento al termine diaspora cioè la dispersione di un popolo nel mondo dopo l'abbandono delle sedi di origine. Gli italiani hanno iniziato a cercare lavoro nel mondo dal 1861 fino al 1975. Il governo di quel tempo, preoccupato dei crescenti espatri, iniziò un censimento degli emigranti e di coloro che si accingevano a partire. I rilievi furono effettuati fino a quando Mussolini soppresse il Commissariato Generale dell’Emigrazione preposto alla tutela e all’assistenza dei connazionali in procinto di partire poiché l’emigrazione era considerata dal regime una piaga vergognosa e disonorante. Quando cadde il fascismo e finì la guerra l’Italia non era solo devastata ma anche impoverita. Così gli italiani ripresero ad emigrare per antiche rotte già note: Europa, Australia, Argentina, Stati Uniti d’America, Canada, alcuni addirittura si spinsero verso i cantieri di grandi opere pubbliche in Rhodesia, Nigeria e Sud Africa. Dal 1876 al 1975, anno in cui ebbero termine gli espatri, i nostri confini furono varcati da oltre 27 milioni di italiani. Storie disparate, fatte di sacrifici, umiliazioni e duro lavoro. All’Istituto Comprensivo “Carlo Ridolfi” di Lonigo, le classi terze della Scuola Secondaria di primo grado e le quinte della Primaria di Bagnolo e Madonna hanno dato vita al progetto “Chi siamo, chi eravamo, chi saremo” che nasce dal desiderio di affrontare il presente e capire qual è la nostra identità, studiando e comprendendo il passato, in particolare una pagina della nostra storia poco conosciuta e troppo spesso dimenticata. Con l’aiuto dell’ANEA (Associazione Emigrati Americhe Australia) e con il patrocinio della Regione Veneto, è stata allestita la “Mostra itinerante dell’emigrazione italiana e veneta” e la professoressa Maria Cristina Mistrorigo ne ha coadiuvato l’esposizione presso la scuola. I nostri connazionali furono in questi anni oggetto di numerosi episodi di xenofobia, in Europa e negli Stati Uniti. I più noti sono quelli di Aigues Mortes, in Francia, dove nel 1893 morirono nove italiani per mano di una folla inferocita che colse un banale pretesto per vendicarsi della disponibilità degli italiani ad accettare paghe più basse dei lavoratori francesi. Negli Stati Uniti, a New Orleans, nel 1901 undici siciliani vennero linciati con l’accusa di appartenere alla mafia. Sempre in America i calabresi e i siciliani vennero descritti da una commissione parlamentare, istituita nel 1911 per analizzare il fenomeno della nuova immigrazione, come coloro che davano un contributo fondamentale alla crescita del fenomeno della delinquenza nelle città americane. Non dimentichiamo la tragedia di Sacco e Vanzetti. Riguardo al Veneto c'è una punta dolente dell'emigrazione della sua gente nei primi anni '50, verso le miniere del Belgio. E' la disumana e umiliante legge varata il 19 ottobre 1945, un'intesa tra governo italiano e belga che si impegnava a dare all'Italia, 24 quintali di carbone all'anno per ogni italiano che si recava a lavorare nelle sue miniere, dove nessun belga voleva più scendere. Riscoprendo la memoria si capisce che nessun Paese può progredire, se abbandona i deboli lungo la strada, nessuna Nazione è solida e vitale se non dà una mano ai poveri; nessuna società merita di essere chiamata tale se gli stranieri non vengono trattati dignitosamente, nessuno merita di essere umiliato e percosso come è accaduto.