Si laurea a Verona in filosofia nel 2002. Inizia un dottorato di un anno a Barcellona. Torna a Verona e termina il dottorato nel 2007. Partecipa a seminari in giro per il mondo. La sua tesi verte sul filosofo, spagnolo di origine basca Miguel de Unamuno y Jugo, vissuto tra ottocento e novecento. Nazzareno Fioraso, classe 1977, con un assegno di ricerca inizia a lavorare in università a Verona. Ad un congresso in Messico conosce professori che gli offrono di andare ad insegnare a Santiago de Queretaro.
Inizia così l’avventura messicana del giovane Nazzareno. Infatti ad aprile di quest’anno vola in Messico per una settimana per definire le ultime cose. Il primo di agosto prende regolarmente servizio. Il suo contratto è firmato fino a luglio 2009. L’ idea dei suoi nuovi colleghi di università è quella di attribuirgli una cattedra. Santiago de Queretaro è una cittadina di circa un milione di abitanti a 200 km a nord di Città del Messico e si colloca a 1800 metri d’altezza. Ora si trova in Italia per qualche giorno. Cosa ti ha spinto ad accettare un lavoro così lontano. “Un po’ per lo spirito d’avventura, anche se ero perplesso per vari motivi. Poi è un’esperienza che sarà divertente e farà curriculum. Ho conosciuto gente nuova, la facoltà è piuttosto giovane e il personale docente è di sole 15 unità. Siamo una squadra dinamica pur con tutti i problemi socio politici che ci sono in quella realtà”. Come si presentano le classi sociali tra gli studenti. “La stratificazione sociale è molto evidente, con grosse differenze tra la piccola borghesia a la popolazione generale. Gli studenti a Queretaro vengono tutti dalla piccola e media borghesia. I ricchi vanno a Città del Messico ad università private, la realtà studentesca non è eccessivamente diversa da quella italiana”. Che livello di preparazione hanno i tuoi studenti? “Hanno una preparazione base non molto buona, il motivo essenziale è che il Messico si sta scolarizzando in questo ultimo trentennio. Hanno grande bisogno di insegnanti tanto che qualsiasi studente si laurea e inizia a insegnare, talvolta addirittura ancor prima della laurea, questo è abbastanza significativo. La preparazione stessa degli insegnanti non è quindi eccezionale. Terminano l’università a circa 22 anni e ci si trova un ragazzino di 22 o 23 anni, laureato, che insegna. Gli studenti hanno grande buona volontà poiché i costi degli studi sono elevati. Non perdono tempo e si impegnano a fondo. Molti dei miei studenti vengono da 500/600 km di distanza e ciò incide molto sul costo globale degli studi. Che qualità di vita presenta una città come Santiago de Queretaro “La città dove insegno è tra le più ricche del Messico con un indice di sviluppo umano più alto dell’America Latina e con una politica sicuramente gestita con astuzia. Ci sono molti investimenti europei e anni addietro il governatore dello stato ha pensato che se vogliono che gli europei investano da loro, si deve fare in modo di rendere la città assolutamente sicura in modo che gli investitori siano invogliati”. Solitamente le città del Centro e Sud America sono legate alle bande come la Mara Salvatrucha. A Queretaro è così? “No assolutamente è una realtà lontana da noi. Sembra che i narcotrafficanti abbiano deciso che questa debba essere una zona franca. Infatti ci vivono tutte le loro famiglie. E’ una città pulitissima e gira molta polizia. La notte si vedono dei gruppi di ragazze anche giovanissime che passeggiano per la città indisturbate”. Ti trovi bene con i colleghi docenti? “Direi di si ci sono insegnanti di vari paesi del mondo, oltre ad una signora di Salerno, ci sono austriaci, cileni, statunitensi. I rapporti sono ottimi ed è decisamente meglio di quanto mi aspettassi. Vedo che ci capiamo, spiego le mie lezioni in spagnolo e il feeling non manca, soprattutto con gli studenti”. Pensi di tornare in Italia a lavorare? “La tendenza sarebbe quella di stare in Messico un anno e poi di tornare in patria. La vecchia finanziaria aveva stanziato diversi euro per nuove assunzioni di ricercatori alle università. Era stata data una prima trance di venti milioni di euro ma poi è caduto il governo ed ora non si sa come andrà a finire”. Consiglieresti ai tuoi colleghi l’esperienza che stai vivendo? “Si certamente si, è un’esperienza che arricchisce dentro e vale la pena di essere vissuta. Quando si vede un po’ di mondo c’è sempre da imparare e da arricchire il proprio bagaglio culturale che nella vita serve sempre”. Uno studente messicano deve fare il pre-esame per accedere al corso? “No loro fanno un biennio preparatorio che corrisponde agli ultimi due anni del nostro liceo. Questo è il requisito richiesto”.