Ancora le
nutrie destano preoccupazione e sgomento presso i proprietari terrieri, i coltivatori e non solo. Le amministrazioni pubbliche hanno notevoli difficoltà a contenere il problema. Il Myocastor
coypus è un animale collocato tra il castoro e la lontra, vive liberamente in acqua e in terra, conosciuto anche come castorino, è stato importato in Italia una quarantina d’anni fa. Originario
del Sudamerica si è ben adattato al nostro clima, contrariamente a quanto avrebbe auspicato, chi, in tempi non sospetti, liberava questi miocastoridi per abbandonarli al proprio destino nella
speranza di una fine imminente, quando la gente ormai, non comperava più la pelliccia di castorino. Spesso vengono scambiati per grossi ratti. Si alimentano di radici morbide, mais e riso. Hanno
grandi capacità riproduttive; una femmina può dare vita a tredici cuccioli per tre volte l’anno. Sarà certamente accaduto a molti di posare lo sguardo su argini stranamente ceduti verso il corso
d’acqua e di non capirne, di primo acchito il motivo.
Le loro
tane ed i cunicoli di comunicazione che scavano in poco tempo indeboliscono in breve tempo i terrapieni dei nostri corsi d’acqua con conseguenti danni all’agricoltura e alla logistica del
territorio. Il comandante della Polizia Provinciale di Vicenza Claudio Meggiolaro ci informa che “i proprietari terrieri che hanno subito danni da questo animale possono ricevere un
risarcimento. Per quanto riguarda invece il contenimento del problema è stata istituita una task force di qualche centinaio di uomini, appositamente addestrati, per l’abbattimento della nutria
con il fucile, così come previsto dalla legge. È consentita ai proprietari terrieri anche la posa di gabbie trappola per la cattura, appositamente acquistate messe a disposizione dalla
Provincia”. Possono essere veicolo di malattia? “Si la nutria è portatrice di leptospirosi molto più dei ratti e dei topi. Bisogna prestare la massima attenzione”. Rispetto
alle altre provincie, Vicenza come possiamo considerarla nella lotta a questo roditore. “Fare un censimento diventa un’impresa davvero impossibile. Possiamo dire che la popolazione in
questione è più concentrata verso il basso vicentino proprio per la geografia del territorio e la formazione morbida degli argini. Verso la montagna la nutria non trova l’ambiente ideale poiché
prevalentemente sassoso e roccioso. Come prevenzione ed interventi possiamo considerare Vicenza al pari delle altre provincie”. Di parere assolutamente garantista, chiaramente in favore dei
piccoli roditori è l’Ente Nazionale Protezione Animali che nella figura della presidente Anna Zanella, ha manifestato tutto il suo disappunto soprattutto
per quanto riguarda alcuni metodi dell’utilizzo delle trappole. “I proprietari terrieri catturano non solo le nutrie nelle loro trappole ma anche gatti, lepri, volpi e anche qualche altro
piccolo roditore e poi li lasciano annegare. Questo sistema non è previsto dalle norme. Abbiamo presentato anche ricorso al T.A.R. perché siano rivisti alcuni punti del
decreto”.
All’agente di Polizia Giudiziaria Renzo Rizzi, volontario venatorio e responsabile del settore fauna selvatica
dell’E.N.P.A. di Vicenza abbiamo chiesto di illustrarci la loro posizione. “Innanzitutto vogliamo fermamente che vengano rispettate le leggi e la legalità. Le norme prevedono purtroppo
l’abbattimento della nutria tramite l’utilizzo del fucile o la loro cattura con la posa di gabbie trappola. Una volta intrappolati questi animali dovrebbero essere trasportati presso la sede
della Polizia Provinciale e fatti morire per mezzo di gas, in modo indolore. In realtà spesso e volentieri, vengono catturati e lasciati morire annegati lungo i corsi d’acqua. Abbiamo delle
testimonianze. La nostra etica è quella di salvare gli animali ma ci adeguiamo alla legge purché sia rispettata. In questo particolare periodo nascono i cuccioli e ucciderne la madre significa
cagionarne morte certa ed atroce. Episodi certamente non degni di un paese civile”.
Per quale motivo le nutrie diventano in breve tempo così numerose? “La colpa è dell’uomo che prima l’ha allevata e poi l’ha liberata. L’animale si è adattato e riprodotto freneticamente. Per la tutela degli argini si potrebbero stendere delle robuste reti a maglia stretta. Ma il lato peggiore di questa assurda e incontrollata riproduzione è che la Provincia ne favorisce l’incremento poiché abbattono i potenziali predatori che sono le volpi. Questo animale andrebbe protetto in tutti i modi poiché cacciando i cuccioli di nutria si otterrebbe un limite naturale alla riproduzione incontrollata. Abbattere predatore e preda significa agevolare il mondo della caccia dove esiste il business. Vengono liberati migliaia di fagiani in tutto il territorio per incoraggiare il mondo venatorio e si abbattono le volpi perché nemiche dei cacciatori. Assurdo!”. Sostiene Claudio Meggiolaro che la nutria sia un veicolo maggiore rispetto ai topi per la trasmissione di malattie come la leptospirosi. E’ necessario correre ai ripari? “Il Comandante della Polizia Provinciale Meggiolaro, per sostenere una simile tesi, deve portare i dati. Noi ci rifacciamo all’Istituto zoo-profilattico di Brescia che è l’unico organo competente riconosciuto e che ha dimostrato che si tratta di pura leggenda: le nutrie selvatiche non sono portatrici di virus infettivi per l’uomo né per gli animali da allevamento. Sono state trovate tracce di leptospirosi nelle urine e nelle feci al pari di altri roditori e se esiste veicolo è perché calpestano gli escrementi come altri animaletti”.