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Quattro prosciutti su cinque sono stranieri

ottobre 2008

Prosciutto
Prosciutto

Situazione del tutto anomala quella del prosciutto venduto in Italia come prodotto Made in Italy. Infatti un allarme lanciato poco tempo fa dal Presidente di Coldiretti, Diego Meggiolaro, pone il dito su una piaga allarmante. Quattro prosciutti su cinque venduti in Italia provengono da maiali allevati in Olanda, Danimarca, Francia, Germania e Spagna. Purtroppo però, per il consumatore, questa situazione non viene riportata sull’etichetta, anzi vengono apposte diciture fuorvianti come “prosciutto di montagna” oppure “prosciutto nostrano”, ingannando l’utente finale sulla reale origine del prodotto. Quaranta milioni di cosce di maiale fresche sono entrate nel nostro paese nell’ultimo anno, per la stagionatura e diventare poi prosciutto. Tutto questo non può che allarmare il consumatore e mettere in seria difficoltà l’allevatore, già ampiamente messo alla corda dai bassissimi margini. Abbiamo cercato di contattare alcuni prosciuttifici locali ma nessuno ha voluto fornirci una risposta in merito, tutti in un modo o nell’altro si sono accortamente defilati. Così il cittadino italiano ha l’ottanta per cento delle probabilità di acquistare un prodotto proveniente da paesi europei. I rincari dei carburanti agricoli pari al quaranta per cento e quelli del trenta per cento sui mangimi, impediscono all’allevatore di vendere ad un prezzo competitivo sul mercato. Un prosciutto viene mediamente venduto a circa 25 € al chilogrammo mentre all’allevatore viene riconosciuto 1,30 € per chilo. C’è da sottolineare il fatto che tra questi opposti prezzi, esiste un discreto margine per garantire una corretta remunerazione agli allevatori, ormai da tempo in deficit di ossigeno. Si rende quindi necessario un lavoro attento sulla trasparenza delle informazioni e dei prezzi per salvare dall’estinzione il maiale italiano e ridare quindi la meritata dignità al settore, istituendo se necessario un organo di monitoraggio dei prezzi. Molto importante per la valorizzazione del prodotto Made in Italy è la promozione della salumeria italiana e il decollo del progetto del Gran Suino Padano DOP. Necessaria una norma che obblighi l’indicazione della zona di provenienza. Il G.S.P. sono tre parole che indicano qualità. Il termine Gran qualifica la denominazione "suino padano", “pregiato”, “maturo”, e descrive la caratteristica principale del suino stesso, rappresentata da una taglia superiore rispetto al suino allevato al di fuori della zona tipica di produzione. Un suino cresciuto lentamente, in un ambiente sano e controllato. Il termine Suino è il Gran Suino Padano, che deve raggiungere il peso medio di 160 Kg, fornisce carni di elevato pregio, che contengono meno acqua, più gustose e saporite. Carni più mature che apportano proteine ad elevato valore biologico, vitamine e sali minerali. Il termine Padano individua la zona di origine storica, le vere e proprie radici del Gran Suino Padano: si trova infatti in quest’area un patrimonio plurisecolare di tradizioni e competenze unico al mondo. Non è un caso che uno dei principali tagli freschi, il lombo, sia effettuato mediante tecniche particolari associate per tradizione al nome delle città della pianura padana: lombo Modena, lombo Padova Venezia, lombo Bologna con filetto, eccetera.