Davide
Rebellin, il 28 aprile 2009 risulta positivo al C.E.R.A., l’acronimo di Continuous Erythropoietin Receptor Activator, in seguito a nuove e più rigorose analisi effettuate su campioni
di sangue prelevati durante i Giochi olimpici di Pechino e congelati. Conosciuto anche come EPO di terza generazione, in realtà è un farmaco utilizzato da qualche anno su pazienti costretti alla
dialisi. Questa molecola di eritropoietina porta il suo peso ad essere quasi il doppio allungando di fatto i tempi di somministrazione. Può bastare anche una sola volta al mese. Questi sono gli
utilizzi in campo medico, mentre in ambiente sportivo, essendo ancora una sostanza relativamente nuova, diverse federazioni sportive non hanno ancora pensato di includerlo tra quelle per le quali
si può incorrere in squalifica dall’attività. La notizia della positività al doping da parte di Davide, ha lasciato tutti esterrefatti, dagli sportivi, ai suoi amici per finire con i suoi
famigliari. Abbiamo raggiunto il papà del campione a Madonna di Lonigo.
Gedeone, come nasce la passione del ciclismo in Davide.
“Parte da lontano. Ho altri quattro fratelli, due maschi e due femmine. Erano all’incirca gli anni cinquanta, il papà lavorava in una segheria ed era l’unica busta paga, noi lo aiutavamo a
sbarcare il lunario lavorando la terra che avevamo in affitto. La vita era dura e non ci si poteva permettere nulla più dello stretto necessario. Ho sempre avuto la passione per il
ciclismo e nei miei occhi di ragazzo c’era il desiderio di lunghe corse per le strade d’Italia con la bicicletta che a quei tempi potevo solo sognare. Mi feci la promessa che un giorno avrei
passato la mia passione ai figli e avrei fatto qualunque cosa per metterli su una bici da corsa. Così ho fatto”.
La notizia sulla positività al C.E.R.A. È stata una doccia fredda per tutti. Il suo pensiero?
“Sono trent'anni che Davide corre in bicicletta. Dall'età di sette anni ha cominciato a vincere e da quel momento è stato un crescere costante di prestazioni. Inizia la sua carriera in azzurro
a soli 15 anni. Da dilettante ha vinto il Giro delle Regioni e aveva solo 18 anni, è arrivato secondo ai Campionati del Mondo di Stoccarda, nel 1989 vince i Campionati del Mondo in Russia. L'ho
seguito in tutte le sue trasferte in giro per il mondo e so che l'unico suo segreto è il grande sacrificio ed il lavoro duro di allenamenti e rinunce e diete alimentari. Ha dato davvero tutto per
il ciclismo. E' il simbolo dello sport, dell'onestà, della bontà”. Come avete appreso la notizia? “Davide era in ritiro in Spagna, si stava allenando duramente. Ad un tratto riceve
una telefonata da un giornalista che lo mette al corrente della positività all'EPO di terza generazione. Io stesso ho recepito la notizia dal televideo. Mi ha telefonato subito tranquillizzandomi
e dicendomi che era pulito, di stare sereno. Ci sentiamo tutte le sere al telefono e mi ripete sempre le stesse cose. Penso anche che la Federazione non abbia tenuto il corretto comportamento con
Davide. Lo abbiamo saputo da altri, non dalla Federazione. Sono amareggiato davvero per questo. Davide non aveva bisogno di prendere nulla di quelle sostanze, voleva partecipare al Giro d'Italia
per aiutare Simoni e al prossimo Campionato del Mondo e poi avrebbe tirato i remi in barca. Un vero campione come lui non ha bisogno di nulla. Si tratta di un errore o qualcos'altro cui non
voglio neppure rivolgere il pensiero”.
In quale squadra si trova ora il nostro campione. “Fino a poco tempo fa correva per la Gerolsteiner, era una squadra importante, sempre presente. Ora si è sciolta ma si sapeva che andava a terminare il suo percorso. Adesso fa parte della Diquigiovanni-Androni Giocattoli e sarebbe stata la squadra con la quale lentamente si sarebbe avviato al termine naturale della sua brillantissima carriera. Ha ottenuto un ottimo avvio di stagione con due vittorie alla Ruta del Sol e poi ad aprile ha vinto la sua terza Freccia Vallone”.
Visibilmente scosso e provato, Gedeone Rebellin, prima di salutarci, ci invita a visitare parte delle numerose coppe, medaglie e riconoscimenti che ha vinto il suo campione. Gedeone non molla, sa che gli avvocati di suo figlio troveranno la verità. Davide è un uomo dal cuore grande e assieme a Silvio Fauner, Francesco Toldo, Roberto Baggio, Kristian Ghedina e Gianni Bugno ha dato vita all’iniziativa di solidarietà Unico 1 per dare aiuto economico e sostentamento psicologico allo sfortunato ciclista Diego Munari, colpito ai polmoni da una di quelle maledette malattie rare. Unico 1 ha la benedizione del Santo Padre e ha come obiettivo di sostenere la ricerca a favore di alcune tra le malattie più terribili simili a quella che ha colpito Diego. Il prossimo 28 maggio le controanalisi ci diranno qualcosa di più sul sospetto doping.