Le regioni italiane, sotto dominio tedesco, nel settembre del 1943, formano le prime colonne di resistenza partigiana. In tutta l’Europa, le prime espressioni di dissenso partigiane erano sotto forma di sabotaggio e attentati. Il 24 luglio del 1943 cade Mussolini, il Generale Pietro Badoglio dichiara: “La guerra continua”. I partiti antifascisti escono dalla clandestinità. Prendono forma le brigate partigiane. I comunisti sotto la “Garibaldi”, il partito d’azione sotto la “Giustizia e Libertà”, i socialisti con la “Matteotti” ed altri gruppi autonomi raccolgono cattolici, repubblicani, monarchici e militari allo sbando o renitenti alla leva. Sotto tutte queste disparate ideologie c’era l’unico obbiettivo comune di cacciare l’invasore nazista, distruggere il fascismo e dare finalmente i natali ad un nuovo Stato democratico italiano. Nelle nostre zone c’erano dei gruppi che tentavano in qualche modo di organizzarsi. Giovani renitenti che scappavano dall’intolleranza, dalla violenza e dal vuoto fascista, militari sbandati che nel caos rincorrevano un ideale, vivevano in clandestinità, alla macchia, dormendo fra la paglia dei porcili di qualche contadino compiacente, vivendo nei boschi come animali selvatici o nascosti nelle grotte naturali dei nostri colli Berici. Uomini, donne che sognando la libertà erano disposti anche al sacrificio supremo. Raffaele Bertesina era maresciallo dell’esercito ed aveva maturato notevole esperienza partigiana in Croazia. Per questo motivo venne nominato capogruppo della neonata formazione partigiana di Grancona. Prese contatto con la Brigata “Tre Stelle” operante tra i colli Berici e il Basso Vicentino ottenendo un incontro assieme ad Ermenegildo Sartori, presso la casa di Tullio Ferraro a Villa del Ferro. Sabato tre giugno 1944; a Grancona si aggirano sei persone che chiedono dei fratelli Sartori. Di li a poco, gli avventori, si recarono a casa degli stessi dove c’era la madre mentre il marito era in campagna. Attesero un paio d’ore, riferendo alla madre d’essere partigiani e che avrebbero avuto il piacere di incontrare i suoi figli, magari al loro recapito presso la chiesetta di Sant’Antonio alle Acque di Grancona. Durante la notte i Sartori passarono parola al gruppo dell’accaduto e tutti diffidarono di questi presunti partigiani che sembravano più dei fascisti a caccia di partigiani. La notte di lunedì cinque giugno i sei avventurieri, andarono a casa di Ferruccio Spoladore detto “manina”, fascista. Da tutti conosciuto come tale. Nelle vicinanze, in un anfratto roccioso, dormiva Guerrino Rossi, membro del gruppo di Grancona, il quale assistette nascosto al pestaggio di “manina” ad opera degli sconosciuti. Altri fatti del genere si verificarono quasi di seguito. Il comitato dei partigiani di Grancona riunito d’urgenza decise di incontrare il gruppo dei sei facinorosi. Il pomeriggio di martedì sei giugno, Bertesina e Ernesto Zanellato incontrarono i sedicenti partigiani e organizzarono un nuovo incontro per il giorno successivo tra sei di loro e sei del gruppo di Grancona. I forestieri dissero di provenire dalle montagne dell’alto vicentino e promisero ai ragazzi di Grancona armi, soldi e quanto fosse necessario al loro trasferimento sulle montagne per la guerriglia partigiana. La sera dell’otto giugno, festa del Corpus Domini, la gente cominciava ad avvertire una certa diffidenza, dovuta anche al fatto che un certo Antonio Peruffo, detto “Usche” da Meledo, non si sa da chi seppe che si trattava di un’imboscata e corse ad avvisare alcuni del gruppo. Alle ventitré circa di quel maledetto giorno si udirono in paese echeggiare alcuni spari. Nella chiesetta degli orrori vennero seviziati, torturati e martirizzati Raffaele Bertesina anni 27, Silvio Bertoldo anni 21, Mattiello Attilio anni 24, Guerrino Rossi anni 27, Ermenegildo Sartori anni 26, Mario Spoladore anni 21 e Ernesto Zanellato di anni 26. Gli furono piantati chiodi nelle carni e cavati gli occhi mentre dallo scuro del confessionale un regista impartiva macabri ordini. I corpi dei sette ragazzi, alcuni ancora in vita, furono trascinati a valle della chiesa, verso la strada in prossimità della cava di Peotta dove furono passati per le armi. Svanisce la sera del Corpus Domini il sogno di libertà di questi ragazzi. Non dimentichiamo che l’Italia è un paese democratico e libero anche per merito loro.
“Potranno recidere tutti i fiori ma non potranno impedire l'arrivo della primavera” Pablo Neruda