Sono molti gli storici che negli anni hanno cercato di attribuire a Lonigo un corretto percorso nei tempi della storia. Secondo il Maccà, Lonigo, trasse questo nome poiché fondato in agosto sotto il segno del Leone. Il Pagliarino racconta che “dagli antichi chiamavasi Lunico”, in seguito detto Leonico anche lui attribuendo l’origine al segno zodiacale. Da qui ebbe anche origine un credo popolare che diceva che dal castello di Lonigo uscivano uomini forti come leoni. L’albore vero e proprio della civiltà leonicena, secondo il Vallano d’Agnolo, si può attribuire ad un’epoca preveneta, quando si insediò in zona un piccolo agglomerato di capanne che contribuì a formare il vero e proprio embrione. La possibile ubicazione geografica la si può identificare nella parte dove i colli sfumano per continuare in un’ampia pianura percorsa dal fiume Guà, allora interamente navigabile. Ipotesi questa, avvalorata dal ritrovamento di vasi ed armi in pietra denotanti una certa arte rudimentale. Quando Vicenza fu riconosciuta “Municipium” ebbe sotto la sua giurisdizione vari “Borghi” o “Vici” fra i quali Lonigo, posto al confine tra Este e Vicenza, ampie vie di comunicazione ben tenute dalle quali il cristianesimo penetrò portando la sua voce nel Veneto. Si esprime in tal senso la lapide proveniente dalle rovine della chiesa di San Tomà e successivamente murata sulla torre campanaria di Bagnolo. Lonigo, fu comunque sempre considerato territorio vicentino ascritto alla Tribù Menenia, un’antichissima famiglia patrizia esistente già ai tempi di Romolo, inclusa nelle cento gentes originarie elencate dallo storico Tito Livio. La gens Menenia si divise in vari rami, il più famoso è quello degli Agrippa. Il borgo leoniceno non si sviluppò dov’è ora ma lungo la via che da Orgiano passava da San Tomà e Volpino per andare alla Lobbia. Tutto il suolo compreso tra Santa Marina e San Tomà è disseminato di reperti dell’epoca romana. Qui ebbe origine il borgo di Lunicus. La crisi dell’Impero romano segna l’inizio delle scorrerie dei barbari, ne seguono saccheggi e distruzioni soprattutto per mano di Alarico, re dei Visigoti e di Attila, più tristemente famoso, che rase al suolo Lunicus mentre i suoi abitanti trovarono immediato riparo sulle circostanti colline. Siamo nel periodo di poco antecedente l’anno 1000 e a Bagnolo, esiste un castello che verrà distrutto nel 1236 da Ezzelino. Ci rammenta Vallano d’Agnolo che da alcuni particolari si evince che il castello di Bagnolo fu eretto in corrispondenza, dove oggi esiste il piccolo piazzale di fronte al palazzo Pisani e le acque del “Flumen Novum”, l’attuale Guà, furono fatte girare attorno alle mura di cinta. Il nome Guà fu attribuito dai Romani per la facilità di guado del fiume (Guà gua-do). Soltanto dopo il 1000 si sente parlare di due castelli di Lonigo, il maggiore detto “Castel Calmano” ed uno minore detto “Castel Giuncoli” oggi un semplice sobborgo nei pressi del duomo. Il Castel Calmano trovava la sua sede su di una lieve altura, dove oggi sorgono il duomo, il palazzo Cassia e la villa Mugna, ben protetto da un’ansa del fiume Guà che allora vantava una maggiore portata d’acqua poiché accoglieva anche quelle del Chiampo. Era inoltre protetto da fosse e terrapieni, robusti muraglioni ed una rocca che dominava alta. Vincenzo Scamozzi ci testimonia che sulla cima del colle detto “la Rocca” che sovrasta l’abitato di Lonigo, sorgesse in chissà quale tempo, una torre sui cui ruderi egli edificò la “fabrica amenissima dei Pisani”. Secondo Gerardo Maurisio, nel 1204 una strenua lotta contrapponeva il castel Calmano a quello di castel Giuncoli e di Monticello, sostenuti dal nobile Andrea Sarego che in tale occasione fu ucciso dai leoniceni. Nel 1231 il conte Rizzardo da San Bonifacio, conquistò il castello Calmano e distrusse le torri dei partigiani degli Ezzelini. Solo grazie al perentorio intervento di Gerardo Maurisio presso Alberico da Romano si potè riconquistare il castello tramite una cospicua guarnigione. In tutto il territorio sorsero moltissime fortificazioni, non tanto per combattere i Barbari e le frequenti incursioni degli Ungheri, ma soprattutto per trovare un rifugio sicuro durante le scorrerie. In alcuni casi ciò che resta di secoli di storia è veramente poco e frammentario. Gli storici si adoperano per cercare di ricomporla nella maniera più fedele con i pochi elementi a disposizione ed ogni tanto è bene rispolverare le proprie origini.