La costruzione del nuovo Teatro Comunale di Lonigo rispecchiava il restyling che il paese aveva subito negli ultimi tempi ad opera di architetti come Giovanni Carraro, Giacomo Zanella e Giacomo Franco, perdendo lentamente la sua aura medievale e acquisendo l’aspetto di una cittadina dinamica e moderna. I palchetti e logge del teatro erano sempre proprietà privata. C’era poi la platea con gli scranni a disposizione dei cittadini. Alcuni leoniceni che si trasferivano in altra città per motivi di lavoro erano costretti a rinunciare al posto privilegiato in teatro come pure altri erano costretti alla rinuncia per motivi economici. Difficile collocare una tempestiva soluzione per gli organizzatori, allo stesso prezzo. Per tale motivo fu liberata l’ultima fila di palchi dando così origine al “loggione”. In seguito s’aggiunse anche la penultima fila di palchi che verrà chiamata “galleria”. Così, nobili e borghesi del tempo si trovarono a giudicare i vari artisti e spettacoli con al fianco nuovi ed entusiasti ceti sociali provenienti dal settore impiegatizio, operaio e contadino che dimostravano una certa libertà d’espressione nell’approvare o meno chi eseguiva una performance. Il teatro Comunale di Lonigo fu inaugurato il 23 ottobre del 1892 e fu rappresentato “Il ballo in maschera” di Giuseppe Verdi. Il parterre della sala interna contiene 232 poltroncine in legno numerate. Sono presenti due ordini di palchi di cui 12 di primo ordine e 14 di secondo ordine. Vi sono anche due gallerie frontali contenenti cento posti ciascuna. Il loggione è diviso in tre settori, due laterali ed uno frontale a gradinata. Può ospitare quattrocento persone. In totale tutto il complesso contiene 950 anime che da ogni punto del teatro possono assistere comodamente a quanto accade sul palcoscenico. Ulteriori modifiche apportate in seguito hanno aumentato la capienza fino a millecinquanta. Veramente grandi i nomi che hanno fatto la passerella nel nostro Teatro Comunale. Ricordiamo Cesco Baseggio, il tenore Mario Del Monaco, Vilma Vernocchi, Flaviano Labò e l’indimenticabile e amato Salvatore Puma. Notevole contributo hanno fornito allo sviluppo del teatro di Lonigo i fratelli Dino e Ugo De Lorenzi. Dino, alla guida della Compagnia Filodrammatica Leonicena del Dopolavoro, fece rappresentare “Non amarmi così” di Fraccaroli, interpretata da Italo Caovilla e Gino Panato. Grande consenso ottenne anche la Compagnia Veneziana di Emilio Baldanello che portò in scena “La sposa segreta” di Cenzato, “Santità” di Primo Piovesan e “El moroso de la nona” di Gallina. La stampa in quel periodo, attorno alla metà degli anni trenta è molto distratta dalle varie manifestazioni patriottiche; oro alla patria e acclamazioni alle vittorie sul fronte del Corno d’Africa. La presidenza teatrale aveva preso contatti con note compagnie milanesi ma la mancanza di sovvenzioni ed il costo elevato avevano fatto tramontare ogni speranza. I leoniceni dovettero accontentarsi della loro Filodrammatica che per il secondo semestre mise in scena la commedia di Cenzato “Ho perduto mio marito” ben interpretata da Woloska Pellegrini, Anna Todescato, Elsa Mizzon, Piero Bragolusi e Italo Caovilla. Ugo De Lorenzi era invece presidente della Commissione per il Teatro Comunale e aveva ingaggiato Cesco Baseggio con la sua compagnia. Lonigo adorava e idolatrava questo personaggio cui era da tempo legata. La direzione del Cinema Comunale e la Presidenza del Teatro Comunale indissero anche il I° Festival Interregionale per le voci nuove della musica leggera la cui serata finale fu presentata dal mitico Mike Bongiorno. Il grande utilizzo del teatro e la promiscuità col cinema avevano nel tempo logorato la struttura che necessitava ormai di lavori approfonditi e mirati e soprattutto il definitivo distaccamento dal cinema. Questo genere di intervento prevedeva l’impiego di una ingente somma di danaro che l’amministrazione del sindaco di allora, il Cavalier Remigio Tomba, non aveva a disposizione e comunque i lavori si sarebbero protratti per lungo tempo. Il glorioso Teatro Comunale di Lonigo vede la sua ultima rappresentazione con “Il Barbiere” rossiniano coadiuvato dall’Ente Autonomo per l’Arena di Verona. La regia di Aldo Masella aveva curato fin nei minimi particolari il carattere di ciascun personaggio evidenziandone ogni recondita caratteristica. Tra tutti i personaggi spicca il baritono Angelo Romero nei panni di Figaro.