22 marzo 2007
Le Donne di Lonigo
Il regolamento della Commissione Pari Opportunità era stato approvato in consiglio, nel febbraio dello scorso anno dalla precedente amministrazione comunale. Il 25 novembre 2006, prima di iniziare un consiglio comunale, con l’attuale amministrazione, la presidente della FIDAPA, Vera Chiampan, ha consegnato alle consigliere comunali un bocciolo di rosa ed una mozione inerente la giornata sulle violenze perpetrate alle donne. Questo gesto ha innescato lo stimolo per portare avanti il progetto che oggi si chiama “Commissione Pari Opportunità”. La prima tappa è stata la convocazione delle donne consigliere comunali ed il successivo coinvolgimento delle associazioni culturali e non, per ottenere un nominativo femminile a rappresentanza delle stesse. L’assessore ai servizi sociali, Francesca Dovigo, spiega che lo scopo che si prefigge la commissione è quello di tutelare la pari opportunità femminili e dare risposte a quelle donne che lamentano disagi in genere. Infatti le difficoltà maggiori che esse incontrano sono l’integrazione nel mondo del lavoro, spesso penalizzata dagli orari che i figli che hanno a carico non coincidono con gli orari di occupazione. Per questo motivo le madri non riescono ad ottenere una fissa occupazione e garantire il mantenimento dei propri figli. Questi casi sono davvero molti e l’amministrazione ha difficoltà ad affrontare questo drammatico problema. Le ditte offrono poco part-time e ciò appesantisce ancor più il problema. La cooperativa che gestisce l’asilo nido ha avanzato la interessante proposta di tenere i piccoli fino alle ore 18.00. Con la consigliera Michela Dal Maso che ha la delega per la pubblica istruzione, si sta valutando di estendere l’orario anche per le scuole elementari. Per quanto riguarda la situazione delle donne extracomunitarie possiamo dire che anche se in municipio abbiamo la fila per la richiesta del contributo per l’asilo nido, tutto sommato la situazione è migliore. Probabilmente legata ad un fattore culturale, le donne cingalesi, indiane e pakistane, solitamente stanno a casa con i figli. Diversa è la situazione per la fascia di donne africane che lavorano quasi tutte, anche se talvolta si tratta di occupazioni pesanti. Troppo spesso però, quando non riescono a gestire i figli in questa nostra frenetica realtà, rispediscono i figli nella terra natale. Sembra quasi che il problema alla base di tutto siano i figli. Sarebbe auspicabile un esame di coscienza collettivo.