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 Dicono che la morte sciolga

ogni cosa, tranne 

i pensieri che rimarranno in eterno, tramandati, raccontati, scritti,

ma restano.

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All'ombra degl'ippocastani

Editrice Albatros il Filo

Copertina libro
Copertina libro

La prefazione del libro è a cura dello scrittore e drammaturgo Pierantonio Trattenero. Si ringraziano i revisori di bozza: Paola Castegnero, Silvano Pattaro, Cristina Coniglio e mia figlia Silvia Morgana Coniglio, la quale ha lavorato anche per la realizzazione della copertina e ha prodotto anche il breve video che introduce al libro. 

La prefazione di Pierantonio Trattenero

Il tempo dei ricordi ha durata infinita

Anche Paolo scrive, adesso siamo in tanti, forse troppi, pochi ci leggono, qualcuno ha il coraggio di pubblicare le nostre “storie”. Dico coraggio non perché l’opera di Paolo Maria Coniglio sia meno degna di altre, che rimarranno sempre sconosciute al pubblico, dico coraggio perché la mia è una lode all’editore, perché ha capito che esistiamo anche noi. Di Paolo sono amico, forse lo si era già capito, ma anche collega nella passione per lo scrivere. Paolo scrive con una motivazione semplice ma fondamentale per un buon autore: ha coscienza di un vissuto che non vuole essere solo autobiografico ma frammento di storia vissuta e condivisa.

Il tempo dei ricordi ha durata infinita, il tempo dei ricordi rimane indelebile oscillando tra la mente e la parola scritta. L’ombra degli ippocastani è ampia, accogliente, quelli di Lonigo lo sanno, loro sono abituati agli slarghi infiniti degli orizzonti padani e alla dolcezza delle colline beriche, loro hanno radici profonde come le radici degli ippocastani.

Non è soltanto il bambino interiore, fattosi adulto, che narra l’avvicendarsi delle stagioni della vita, è la storia di una famiglia che, come altre del luogo, ha vissuto con dignità il dolore, e dal dolore ha ricevuto la consapevolezza che la vita è un mistero troppo affascinate per abbandonare la speranza in un mondo migliore.

Non voglio fare ricorso alla parola “valore” intesa nell’accezione di un’etica che governa la vita, sarebbe riduttivo, la storia raccontata da Paolo ha valore per lo scorrere del tempo interiore che, pur agganciandosi ad un preciso momento storico, ne supera la storicità stessa. Il narrare di Paolo è chiaro, fluente, terso, forse anche semplice, ma quest’ultimo aggettivo gli rende giustizia.

Il cuore non è mai complicato. Minimalismo?

Forse sì, ma oggi siamo tutti minimalisti, anche i nostri maestri vicentini lo sono stati in qualche modo, i Parise, i Meneghello, che noi tutti abbiamo letto, hanno dato il meglio raccontando magistralmente le cose piccole e semplici della nostra terra.

Anche il minimalismo ha un suo respiro universale, basta percepire il senso del vissuto dei protagonisti di questa storia per capire come ogni vita sia in fondo patrimonio dell’umanità.

Debbo a Paolo ancora una precisazione: è persona umile, proprio come l’ombra dei suoi ippocastani, non invade, accoglie, ascolta, medita.

C’è un passo finale che voglio citare per concludere questa mia prefazione: “Ho visto quanto ha sofferto la mamma senza il papà e ho visto quanto abbiamo sofferto noi per la sua mancanza. Il mistero più affascinante di quegli anni indimenticabili, nel bene e nel male, è quel circolo che catalizzava le persone unendole con forte amicizia”. Oggi sembra che il mondo sia cambiato, sembra che il valore dell’amicizia sia in crisi, Paolo non è forse così ottimista come lo sono io, ma so che all’ombra degli ippocastani si possono ritrovare gli amici, i sorrisi, i pensieri più positivi.

E quando Paolo tiene per mano la sua famiglia, ritrova la gioia che mai si allontana dal nostro essere anche quando il mondo ci sembra ostile. Dunque proseguiamo il cammino, gli ippocastani ci terranno compagnia e la loro ombra ci donerà quel senso di poesia che dal cuore di Paolo non ha mai smesso di illuminare il suo sorriso.

 

Dino de Lorenzi - Vitaliano
Dino de Lorenzi - Vitaliano

Un estratto del libro: lettera a nonno Dino, nome da partigiano, Vitaliano

Sento il rumore della pioggia che cade perpetua nel buio della notte. Nell'inchiostro dei tuoi pensieri, nelle ombre strane che disegnano le tenebre in mezzo al bosco. Accovacciato in una voragine nella terra, scavata dall’esplosione di un grosso calibro, abbracciavi stretto al petto il tuo fucile, come se fosse stata Angelina. Poco distante dal tuo nascondiglio, Roberto piangeva e pensava alla sua Nina che forse non avrebbe più rivisto. Giù verso il sentiero il “Grigio”, immobile appoggiava la schiena ad una rupe e si urinava addosso mentre tremava incessantemente come colto da una crisi epilettica. L'odore del muschio, della carne bruciata, del fango, della merda delle vacche, della polvere da sparo e in lontananza i bagliori accompagnati dai colpi di artiglieria si mescolavano al tuo sudore, al vapore del tuo fiato, ai tuoi pensieri. I tedeschi, in file compatte, illuminavano con le torce i prati notturni e le gocce di pioggia che passavano tra i deboli fasci delineavano spade d’acqua che inzuppavano il tuo corpo come un biscotto nel latte. Vi cercavano tra gli alberi, nel cuore della vegetazione montana, vostra naturale amica, ma voi pazienti e concentrati nel momento che precede di poco la morte avete trovato la salvezza. I ragazzi che hanno piantato per sempre il seme della libertà tra le montagne ha saputo germogliare nelle generazioni a venire. I rastrellamenti dei nazisti mettevano addosso davvero tanto terrore eppure c'era in te un grande attaccamento alla vita, quasi egoistico e il desiderio di rivedere Angelina. Quanta paura avete avuto tu e i tuoi compagni e quanto amor di patria per combattere il nemico, per liberare il nostro Paese dai nazifascisti. La Democrazia era ancora lontana ma sapevate che era raggiungibile. Tra le Grandi Guerre e la Lotta Partigiana hai dedicato la parte più giovane della tua vita e alla politica ciò che ne restava. Ma, vedi nonno, non so come dirtelo ma il Partito Socialista in cui tu credevi, ora non esiste più e neppure “L’Avanti”. Hanno rovinato tutto per danaro. Tangenti, corruzione e guadagni illeciti hanno logorato tutto. Un manipolo di mercenari della politica ha distrutto i sogni tuoi e dei ragazzi come te. I miei. Tutti hanno cambiato bandiera nonno, anche i tuoi amici ma io no. E’ fin troppo facile schierarsi dalla parte di chi vince sempre. Stare con i deboli, i bisognosi, gli operai i lavoratori che sono il motore dell’economia di un paese è arte assai più difficile. Oggi combatto un nemico nuovo, nonno, non ho il moschetto ma utilizzo la dialettica e cerco di conoscere a fondo e documentarmi su quante più problematiche mi è possibile per poterle contrastare. La società che è stata costruita sul lavoro che avete fatto voi non lascia spazio ad ideologie politiche ambiziose. Tutto ruota attorno all’interesse individuale e i nuovi fascisti non guardano in faccia a nessuno pur di raggiungere i loro scopi. Hanno cambiato nome al partito ma sono sempre loro e il vento politico che spira in questo periodo non mi piace per nulla. E’ una storia che tu hai già vissuto e che io ho già letto. Non riesco a credere che vent’anni di fascismo non siano serviti a capire, a crescere. Le vessazioni e le violenze perpetrate solo settant’anni fa dai fascisti a ragazzi partigiani non sono servite a nulla. Ogni piccolo paese dell’Italia ha un monumento ai martiri caduti per mano fascista ma nessuno sembra vedere più nulla. Sembra una pagina di storia talmente lontana da non sfiorarci neppure. Pensa nonno che oggi c’è chi nega addirittura l’olocausto. La cosa che mi riesce più difficile è quella di far capire alle tue nipotine in che mondo paradossale viviamo, che cos’è giusto e che cos’è sbagliato, il bene dal male. La società attuale non ha giustizia. Oggi chi uccide non sconta pene adeguate, dopo poco tempo esce di prigione e vive meglio di prima, è quasi più conveniente vivere al margine della società che vivere onestamente. Questo è il messaggio spaventoso che la società moderna italiana manda alla gioventù. Secondo te, sono basi su cui costruire una coscienza politica queste? Mi chiedo se tutto il lavoro che avete fatto sia servito a qualcosa. Voi veramente pensavate di consegnare il Paese in mano a questa “classe politica”? E se l’aveste saputo l’avreste fatto ugualmente? La risposta purtroppo non l’avrò mai ma io con i mezzi che la legge mi mette a disposizione e in nome del Vostro sacrificio combatterò come un partigiano. Come te, Vitaliano.