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 Dicono che la morte sciolga

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ma restano.

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Alla fiera che fugge ponti Doro

 

Cinque capannoni disposti nei due quarti ad ovest dell’Ippodromo più stand gastronomico per la consumazione di birra, morette e polenta. Un altro paio di capannoni sono installati sul lato destro del chiosco mentre alla sua sinistra una serie di bagni chimici. A fianco dei bagni in muratura, sempre all’ippodromo, sono stati assemblati una quindicina di bagni chimici prefabbricati. Ogni anno, quando l’Ippodromo viene smantellato dalle strutture utilizzate per l’appuntamento fieristico, lo spettacolo che si presenta è davvero squallido. Erba ingiallita, impronte di gomma che deturpano i prati fino a ridurli quasi ad un campo incolto, calpestio incontrollato sul manto erboso e rifiuti sparsi qua e la. Una violenza per un Parco tutelato dalle belle arti. Visto lo scempio che si perpetra ad ogni appuntamento, da anni si sente parlare di una possibile ubicazione differente della fiera di marzo. L’assessore all’ecologia Loretta Doro, ci spiega che in effetti l’amministrazione comunale si interroga da tempo circa una possibile soluzione che accontenti tutti. Non esistono allo stato attuale molte alternative di spazi da sfruttare dove poter spostare in toto la fiera. Oltre cinquecento anni di manifestazione fieristica non sono pochi, è una tradizione molto importante per tutti gli abitanti e pensare nuovamente di dover spostare l’intera organizzazione, con lo sviluppo che ha ottenuto negli ultimi tempi, diventa un problema di difficile soluzione. E’ già in essere una convenzione con la ditta Ferraro, appaltata per la gestione delle strutture fieristiche, che in caso di gravi danni provocati dall’impatto dei capannoni, hanno l’obbligo di ripristinare le alterazioni cagionate. Di prassi, dove necessita, vengono già svolti degli interventi di punzonatura del prato, per la risemina del manto erboso momentaneamente deturpato. Potrebbe essere un’idea quella di suddividere i padiglioni della fiera, magari a tematica, in varie aree del paese individuando zone di viabilità che ne consentano l’insediamento più idoneo, apportando così un valore aggiunto alla manifestazione. Sono comunque valutazioni che andranno per le lunghe nonostante l’impegno e la volontà che l’amministrazione sta profondendo. Il disagio manifestato da alcuni cittadini è anche quello di poter usufruire del Parco pubblico nei momenti in cui è presente la mostra scambio di auto e moto d’epoca solo dietro pagamento del biglietto d’entrata. Se un genitore vuole portare i propri figli al parco giochi o paga o sta fuori. La provocazione naturale è quella di chiedere alla Pro Loco, organizzatrice della manifestazione, lo stesso pedaggio per stare fuori dal parco come risarcimento di mancato utilizzo del suolo pubblico. La Signora Loretta ci spiega che fino allo scorso anno la Pro Loco, per utilizzare lo spazio del Parco pubblico, versava una somma di cinquemila euro al comune. Da quest’anno si stanno prendendo accordi per uno scambio di servizi. Il numero di persone che visitano la manifestazione è veramente alto e non si può trascurare ai fini dell’autofinanziamento della Pro Loco. Forse l’ippodromo comunale sarebbe più indicato per manifestazioni culturali meno invasive, tipo il cinema all’aperto o la presentazione di qualche libro. Certo è che Lonigo sta repentinamente crescendo in varie dimensioni e i cittadini di un tranquillo paese di campagna, come il nostro, difficilmente riescono ad accettarlo in tempi così ridotti. Le polemiche non servono a nessuno, anzi rallentano le tempistiche decisionali dell’amministrazione comunale. Gli spazi verdi che abbiamo ben si sposano con l’architettura leonicena e sono sempre curati. Le aiuole, le rotatorie e i restanti spazi di verde pubblico sono gestiti con intelligenza ed un pizzico di genialità innovativa. Il forestiero che transita per la nostra cittadina non può che rimanerne ben impressionato.