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 Dicono che la morte sciolga

ogni cosa, tranne 

i pensieri che rimarranno in eterno, tramandati, raccontati, scritti,

ma restano.

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I mostri siamo noi…..

Luglio 2011

Lo sviluppo collettivo sociale si basa su alcuni concetti fondamentali necessari per il raggiungimento dell’obiettivo finale. Uno fra i più importanti è quello di tentare in ogni modo di combattere l’ignoranza che si trova alla base di qualunque malessere sociale. Tumore, fino ad oggi, ancora non arginato. Male devastante sia per il nostro paese che per il resto del mondo. Ma parliamo delle nostre realtà. Chi sono le persone ignoranti? Si tratta di individui che non avendo a disposizione una formazione culturale minima che li metta in condizione di dibattere civilmente con le persone, adottano la violenza, le alzate di voce, l’intimidazione o le minacce. Elementi, cui è inconsciamente molto chiaro il concetto di “zero”.Non sanno ascoltare e parlano senza dire nulla, stracolmi del loro vuoto. 

Quindi, data la scarsa elaborazione di pensiero l’unico modo di agire, per loro logico, è l’istinto. Socializzano tra di loro, mediamente il gruppo di amicizia è al margine della società, talvolta pericolosamente troppo vicino al comportamento deviante. Il danno maggiore si riscontra all’interno di alcune famiglie, dove padri padroni si sentono nel loro impero, liberi di perpetrare qualunque tipo di angheria a mogli e figli, sicuri dell’impunità, muovendosi tra “leggi” che loro stessi hanno ideato e cucito a loro misura. La cascata rovinosa è: ignoranza, mancanza di rispetto, impedimento del libero arbitrio a discapito dei conviventi. Così calpestano i normali diritti civili e devastano la psiche di chi gli sta attorno. Uno dei casi più emblematici che ha scosso le coscienze nella nostra zona, fu il caso Peruffo di Locara accaduto qualche lustro fa. Molte persone erano a conoscenza di quanto stesse accadendo all’interno di quella casa e nessuno seppe intervenire in modo risolutivo. Dovette accadere la tragedia. 

Ad alcune persone è impedito l’uso del cellulare, uscire di casa se non accompagnati, la frequentazione e il confronto con delle persone, è impedito di studiare e di realizzarsi, di relazionarsi, partecipare ad eventi pubblici come spettacoli o quant’altro. Persone vessate e devastate psicologicamente, obbligate alla noia quotidiana dentro casa, che tentano il suicidio o praticano gesti autolesionistici tra mura domestiche sotto gli occhi di tutti, ignari di quanto accade. Donne che non hanno famiglia nelle vicinanze perché magari straniere, venute nel nostro paese nella speranza di realizzare un sogno. Donna lontane dalla loro cultura, dai loro amici, dalla loro lingua. Donne che, non per loro volontà non hanno un lavoro, un conto piccolo in banca che possa permettere loro di attingere in momenti difficili. Donne schiave che possono solo tacitamente subire e basta. 

A questo punto immagino che molti lettori pensino che questo articolo sia esagerato. Nella nostra frazione accade anche questo. Sarebbe cosa civile poter segnalare questi fenomeni presso gli organi competenti. Esistono associazioni per la tutela dei minori, per la tutela dei diritti della donna, il telefono rosa, il telefono azzurro, la stazione dei Carabinieri e gli assistenti sociali. Non si tratta di infilare il naso nelle famiglie altrui, ma di una sana crescita collettiva e porre termine ad un comportamento che non fa e non deve fare parte del nostro modus vivendi. Penso che anche questo, senza andare tanto lontano, sia un buon modo di vivere il Vangelo, altrimenti i veri mostri rischiamo di essere noi.