In una cittadina nel cuore dell’Europa viveva una coppia di genitori che aveva il grande problema di non potere avere bambini. Lui si chiamava John, era un uomo
molto buono e gran lavoratore. Portava i capelli corti ed erano rossi come le carote. Le sue mani erano di media grandezza ed era un abilissimo incisore. Non era molto alto ed era un po’
grassottello. Terminato il lavoro andava sempre a fare del volontariato assieme alla moglie Mary in un orfanotrofio nei sobborghi della cittadina. Mary era una donna minuta dai lunghi capelli
neri ed era bellissima. Le sue mani erano sempre curate nella sua snellezza. Il suo piccolo corpo non poteva dare a John i bambini che desideravano tanto. Alla sera Mary cercava di
organizzare giochi e balli per i bambini dell’orfanotrofio mentre John si travestiva da orso e faceva salire a turno i bambini sulla sua schiena. Le loro condizioni economiche non gli
permettevano di poter adottare un bambino e per avere comunque l’impressione di avere dei figli, tutte le sere andavano puntualmente fino all’orfanotrofio dove si fermavano fino alle dieci
della sera, momento in cui i piccoli ragazzi venivano messi sotto le coperte per la nanna. Sia John che Mary si mettevano di fianco al lettino di qualche bambino a leggere una fiaba dolce per
accompagnare i tati in un sonno profondo. Così sia i bambini che gli sfortunati genitori avevano l’impressione di avere una famiglia completa. Quando uscivano a fare la spesa, Mary comperava
sempre dei giocattoli che portava a casa nella speranza che arrivasse il tanto adorato figlio. Nella loro modesta casa c’era la stanzetta del bambino che un domani sarebbe arrivato. C’era un
bel lettino con le lenzuola rosse ed il cuscino giallo. Nel centro del letto, Mary aveva ordinatamente riposto dei bellissimi pupazzi. Topolino, Paperino, Minnie, Winnie Pooh, la Pimpa e
molti altri orsacchiotti simpatici. Sull’angolo in fondo c’era una carrozzina giocattolo. La scrivania era addobbata con automobiline coloratissime, aereoplanini di tutte le forme e dadi
numerati per giocare. Dentro alla cassapanca c’erano piccoli robot e cagnolini di pezza, scimmiette tropicali e piccole giraffe. Attaccati al muro dei poster di personaggi dei cartoni
animati. L’armadio dei vestiti era pieno di vestitini per tutte le età. I capi di vestiario erano bellissimi, i più belli che il mercato potesse offrire e comperati con estremi sacrifici.
Tutto era amorevolmente riposto ordinatamente in attesa che arrivasse il tanto atteso figlio. Tutte le domeniche i coniugi Bloomenthal andavano alla santa messa ma tutte le preghiere che
avevano rivolto a Gesù non erano ancora servite a nulla. Alla sera quando si preparavano per la cena, c’era molto silenzio e tristezza. Alla tavola imbandita mancava l’ospite più importante
ed atteso. Tutti i controlli medici cui si sottoponeva Mary non lasciavano intravedere alcuna speranza e l’avvilimento e la disperazione erano ad un passo. Una sera, prima di andare
all’orfanotrofio, i coniugi Bloomenthal si fermarono in una pasticceria ed acquistarono due sacchetti abbondanti di dolciumi da portare ai bambini che come tutte le sere li attendevano. Verso
le dieci della sera, come tutte le volte, si preparavano per rincasare e sulla strada di casa, in un anfratto scuro della strada ebbero come l’impressione di sentire un lamento. Mary, con
circospezione, si avvicinò alla fonte del lamento e tra la stupore si accorse che si trattava di un bambino che era stato abbandonato. Lo prese tra le braccia e stringendoselo al petto lo
portò a casa. John, impaurito le suggeriva di avvisare la polizia ma Mary ribadiva che si trattava di un gesto divino, il tanto atteso figlio che Gesù finalmente gli aveva donato. Il bambino
non era appena nato ma avrà avuto quattro anni e faticava a parlare, diceva solo qualche parola incomprensibile. Così lo lavarono, lo ripulirono per bene, lo vestirono bene per la nanna e
dopo avergli dato un caldo pasto a base di latte, gli lessero una stupenda fiaba e lo misero a dormire. John chiese a Mary quale potesse essere il nome da dare al bambino e lei non seppe dare
una risposta. “Winnie”, disse ad un certo punto John, “Lo chiameremo Winnie come Winnie Pooh”!
“Bene” disse Mary “ Va bene anche per me, lo chiameremo Winnie, mi piace”. Così Winnie in poco tempo riempì quella casa di tutto l’amore di cui mancava e i coniugi Bloomenthal seppero
rispondere adeguatamente ad ogni sua richiesta d’amore e d’affetto. La gente della cittadina, che vedeva Mary che si muoveva sempre poco di casa e le serate all’orfanotrofio divenivano sempre
più rare, iniziarono ad insospettirsi e a fare domande in giro. I vicini di casa dei coniugi Bloomenthal raccontarono di sentire come delle voci e risa di bambino provenire dalla loro casa.
Così, la polizia del luogo, informata dalla gente fece di sorpresa un sopralluogo. Suonarono alla porta mentre Mary era in casa sola poiché John era al lavoro. Winnie, era nella sua stanzetta
che giocava con le macchinine e gli aeroplani mentre con la bocca ne simulava il rumore. Mary prima di aprire la porta andò nella stanzetta di Winnie dicendogli di non fare rumore finché lei
non fosse tornata ad avvertirlo. Il campanello suonò ancora e Mary aprì. La polizia entro di scatto e le chiese se in quella casa ci fossero per caso dei bambini. Mary negò. Allora
perquisirono la casa e mentre si dirigevano verso la stanzetta di Winnie, Mary gridò “No, là no!”. Entrarono e nella stanzetta c’erano sparsi a terra un sacco di giocattoli, ma del bambino
nessuna traccia. Il poliziotto si insospettì e chiese a Mary chi giocasse in quella stanza. “Nessuno”, rispose Mary, “Stavo solo facendo ordine”. Così il poliziotto cominciò a guardare per la
stanza prendendo in mano il pupazzo di Paperino, poi quello di Minnie ed in fine quello di Winnie Pooh che era abbracciato ad un altro pupazzo di pezza dalle sembianze umane. Il poliziotto
rimise sul letto i pupi e se ne andò desolato. Mary, dopo avere accompagnato gli agenti tornò nella stanzetta e prese in mano il pupazzo di Winnie Pooh e vide con stupore che l’altro pupazzo
che abbracciava era il suo Winnie che come per incanto era diventato anche lui di pezza. Uscì dalla stanza e chiudendo la porta si mise seduta al tavolo di cucina a piangere disperatamente in
attesa che arrivasse John. La sera quando il marito rincasò, Mary le raccontò tutta la storia. Andarono assieme a spiare nella stanza e Winnie era seduto, sul tappatone della sua stanza che
giocava con le macchinine e gli aeromodelli.
Winnie forse viveva nella fantasia dei suoi genitori o forse il grande amore che loro avevano per Winnie aveva generato un miracolo. Winnie era il segreto della famiglia Bloomenthal.