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 Dicono che la morte sciolga

ogni cosa, tranne 

i pensieri che rimarranno in eterno, tramandati, raccontati, scritti,

ma restano.

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Morgana

Fata Morgana
Fata Morgana

C’era una volta Morgana che era una bellissima bambina di nove anni ed abitava nei paraggi del piccolo paesino di Lembach, all’interno di un parco nazionale, nella regione della Saar, proprio nel profondo cuore della Germania. Con il nonno paterno Hans e la mamma Elga viveva in una casetta costruita con legno di pino e betulla, in alta montagna. Una volta questa baita era utilizzata dai minatori che estraevano del metallo in una cava, ora smessa, poco lontana da lì. Il babbo di Morgana era morto quando lei era ancora nel pancione di mamma. Fu proprio a causa della sua morte che la cava venne in seguito chiusa per sempre, poiché egli rimase sepolto da un’ inaspettato crollo. Il nonno era ammalato di asma ed aveva bisogno di cure ed aria pura, così con Elga decisero di trasferirsi in quella baita, anche per essere più vicino a Jorghe il cui corpo non fu mai trovato. Di lui restano ben poche cose, una foto sgualcita, uno zaino da alta montagna ed un alpistok che egli stesso aveva costruito incidendo il proprio nome sul manico.
La casetta era situata in una radura nel bel mezzo di un bosco. Di fianco, che scendeva dal ghiacciaio situato a Nord, un torrente che in ogni stagione era sempre fornito di acqua fresca ed abbondante. Anche la staccionata di legno che circondava la casa era stata in parte costruita da Jorghe e da altri minatori. Al mattino presto non era difficile vedere famigliole di caprioli che andavano ad abbeverarsi al torrente.
Tutte le stagioni erano belle da lassù e quando arrivava il disgelo il passatempo preferito di Morgana era quello di andare in cerca di funghi, fragole e lamponi in mezzo ai boschi. Talvolta anche il nonno Hans si univa a lei ma con il passar del tempo la sua asma indeboliva le sue gambe che diventavano sempre più pesanti così Morgana era costretta ad andare da sola. Il nonno le raccomandava sempre di non avvicinarsi per nessun motivo alla vecchia cava perché era pericoloso. Nello zaino riponeva sempre qualcosa da mangiare ed una coperta per ogni evenienza, a quell’altezza il bel tempo ci mette veramente poco a trasformarsi in diluvio e la temperatura si abbassa notevolmente. La primavera porta i colori più belli. Qui tutto ha un colore, i prati, i fiori, gli alberi, il cielo, le nuvole, il muschio, gli animali…..tutto!
Erano molto poveri e vivevano di poche cose, il nonno allevava qualche capra ed un paio di mucche. Due volte al mese scendevano in paese per le cose necessarie, tipo le medicine o il mangiare o per acquistare qualche indumento.
Una bella mattina, il sole splendeva alto e nel cielo azzurrissimo non c’era neppure la più piccola nuvoletta; Morgana dopo un’abbondante colazione con latte fresco e biscotti che aveva fatto Elga, prese lo zaino, il bastone ed il cestino e si incamminò in mezzo ai boschi in cerca di ogni frutto che la montagna le potesse offrire. Cammina e cammina ad un tratto mise male il piedino sopra ad una pietra e ciò le fece sobbalzare il cesto per tentare di tenersi in equilibrio. Le caddero alcuni funghi, quindi si chinò per raccoglierli. In quel mentre ebbe la netta sensazione come di essere osservata, spiata. Si guardò attorno ma non vide nessuno. Raccolse i suoi funghi e riprese il cammino. D’un tratto udì una vocina stridula che ripeteva insistentemente il suo nome: “ Morgana……Morgana….vieni che ti accompagno in un posto dove ci sono moltissimi funghi “.
Perplessa ed impaurita, sola in mezzo al bosco e lontana da casa, d’istinto urlò: “ Ma chi è……chi sei………cosa vuoi? “.
La vocina replicò: “ Non avere paura, segui la mia voce e ti troverai contenta, vieni……vieni Morgana “.
Brandì decisa il bastone che aveva fatto il suo papà; pensò che se avesse trovato tanti funghi il nonno poteva scendere fino a Lembach per venderli e guadagnare del denaro per curare la sua asma. Si fece coraggio e seguì la vocina che la stava guidando verso le cave smesse, luogo che il nonno le aveva proibito di visitare. Ribatté quindi: “ Mi stai portando verso le cave e il mio nonno non vuole che io ci vada, è pericoloso “. La vocina misteriosa disse allora: “ Non ti devi preoccupare perché ci sono io a proteggerti, vieni serena e non esitare che ti troverai contenta “.
Di li a poco si trovò proprio davanti alla grotta che portava alla cava e di fianco ad essa, dove il prato andava allargandosi, una distesa di funghi porcini che non aveva mai visto ne immaginato. Con le sue piccole manine raccolse quanto più poteva, riempì il cesto fino all’orlo, poi lo zaino ed in fine estrasse la coperta che presa per i quattro angoli servì da contenitore. Mentre si dirigeva a casa carica come un somarello, ringraziava la vocina: “ Grazie vocina, grazie mille. Il mio nonnino potrà curarsi l’asma, grazie vocina “. La misteriosa e generosa vocina rispose: “ Torna presto Morgana…..torna presto…..che io ti aspetterò, ma non raccontare a nessuno quello che è accaduto oggi altrimenti non mi sentirai mai più! “. Morgana felice corse a casa. Hans ed Elga non crederono ai loro occhi, non avevano mai visto tanto ben di dio in una sola volta.
L’indomani mattina Morgana prese ancora la strada del bosco con il suo cesto, lo zaino ed il bastone. In prossimità della cava ancora la vocina: “ Ciao Morgana, sei tornata anche oggi…..vieni al solito posto che ci sono ancora molti funghi……”. Incuriosita ribatté: “ Ma chi sei….fatti vedere, non avrai mica paura di me che sono una bambina indifesa ”. La vocina replicò: “ Morgana io sono un Folletto, il folletto della cava, ma tu non devi dirlo a nessuno e non devi avere paura di me. Se fino alla cava verrai, vedere mi potrai “. Con i suoi piccoli piedini corse fino alla grotta e…. seduto sopra ad un sasso vide il folletto della cava.
“ Eccomi qua piccola Morgana, sei contenta di vedermi? Ricorda non devi mai dire a nessuno che mi hai visto perché se lo farai l’incantesimo finirà “. Lei: “ Che buffo vestito che hai…..e che stivali strani, ma da che mondo arrivi? …….Poi io la tua faccia l’ho già vista da qualche parte. Ma dov’è la tua casa? “. Il folletto riprese: “ Io sono il folletto della cava, te l’ho già detto, e la mia casa è la cava. Ma ora raccogli i funghi, le fragole ed i mirtilli e portali dalla mamma e dal nonno. Domani se tornerai altrettanti ne troverai ”. Una volta a casa Morgana fu necessariamente tempestata di domande poiché Hans ed Elga non riuscivano a capacitarsi di tanta abbondanza. Le risposte argute della piccola non destavano sospetti. Giunse la sera e la piccola Morgana prima di coricarsi volle dire qualche preghiera per quel misterioso folletto che le aveva dato tanta fortuna. Prese dal comò della stanza della mamma il breviario delle preghiere che si trovava nel terzo cassetto. Quando si mise in ginocchio in fondo al lettino cadde dal breviario la foto sgualcita di papà. Con immenso stupore si accorse della straordinaria somiglianza che c’era tra il folletto e papà. Pregò e si mise a dormire.
L’indomani mattina riprese il cammino per i boschi ma con se portò anche la foto sbiadita del babbo. Giunta alla grotta il folletto della cava era seduto sul solito sasso che la stava aspettando.
“ Ciao folletto, ho qualcosa da farti vedere e una domanda da farti “. “ Sentiamo mia piccola Morgana le mie orecchie ed i miei occhi sono solo per te “. Lei: “ Guarda questa foto e dimmi come mai tu somigli così tanto al mio papà! “. “ Mia piccola Morgana devi sapere che quando il tuo papà lavorava nella cava, una trave che sosteneva il soffitto ha ceduto. Con la forza della disperazione ha cercato di sorreggerla con la schiena fin tanto che i suoi compagni di lavoro potessero mettersi in salvo. Quando l’ultimo dei minatori riuscì a salvarsi tutto crollò sopra di lui. Poco prima di morire ha chiesto a Gesù di poterti vedere in cambio del sacrificio della sua vita. Così Gesù nella sua infinita bontà ha trasformato il tuo papà in un folletto con il veto che nessuno potesse vedermi all’infuori di te Morgana, piccola bambina mia. Ora sono qua e sono qua per te, per proteggerti e consigliarti, per guidare il tuo cammino “. Morgana scoppiò in lacrime di soffocata gioia ed immensa felicità, finalmente aveva visto il papà che solo nei suoi sogni aveva potuto immaginare. Lo abbracciò e lo baciò, lui le asciugò le lacrime e la strinse a se come non aveva potuto fare mai.
Da quel giorno Morgana visse serena con il suo segreto. Con la vendita dei prodotti del bosco il nonno poté curarsi e mamma ebbe una vita più dignitosa e tutti vissero a lungo felici e contenti.