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 Dicono che la morte sciolga

ogni cosa, tranne 

i pensieri che rimarranno in eterno, tramandati, raccontati, scritti,

ma restano.

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Millenovecentoequalcosaltro

Erano parole di vinile che raccontavano di giustizia e rivoluzione, di eroi ed oppressori vinti.

Clark e jeans a tubo con  l’eskimo e le Lucky Strike assieme alla puzza di benzina dello Zippo.

Si andava a scuola con la cinghia che teneva assieme i libri e sopra a tutto il diario Vitt e la copertina cartonata con le orecchie. Il caffè al bar si pagava anche coi gettoni della SIP, oppure la Teresa te lo faceva pagare domani..

Camminavamo col bavero alzato e i pugni stretti nelle tasche, nel portafoglio qualche cento lire sotto forma di miniassegno e nello stomaco la voglia di andare via.

In due sul motorino nella nebbia si andava a cercare l’amore, quello che non trovavi mai.

Chilometri a piedi per le sagre di paese, lontano suonavano le campane.

Briscola e Monopoli, buone scuse per un festino e uno struscio nella taverna di qualche amico ricco.

La città la raggiungevi in treno o in corriera e quando arrivavano i provincialotti tutti ridevano e si giravano a guardarti

Solo sogni e qualche birra, pochi soldi e tanta rabbia che usciva dalla chitarra.

La domenica al cinema a perdere la vita tra le cosce di Emma, che era brutta ma te la faceva toccare. E nel buio di un paese senza futuro, tornavi a casa tra le gocce di umidità e la foschia dei lampioni, come un cane bastonato a filo del muro e un forte dolore ai coglioni. Domani è lunedì, mi interroga in storia e io……brucio, vado a Padova.